Musulmani chiudono le donne nei recinti anche in Italia
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L’Italia, custode di un patrimonio culturale immenso, si trova oggi a combattere contro un processo di islamizzazione che sembra riflettere quello osservato in contesti come Hama, in Siria. Oggi, ad Hama, si è tenuta una manifestazione “spontanea” in onore dei jihadisti, con le donne tutte velate e confinate in un recinto, un’immagine che purtroppo trova un eco inquietante anche sul suolo italiano.
Oggi, ad Hama (Siria), si è tenuta una “spontanea” manifestazione in onore dei jihadisti, dove le donne tutte velate sono già state messe in un recinto. pic.twitter.com/K27uzgCMRb
— Francesca Totolo (@fratotolo2) December 19, 2024
A Hama, l’isolamento delle donne in recinti simbolizza come l’estremismo religioso possa imporre regole oppressive. In Italia, sebbene con meno clamore, simili pratiche si sono fatte strada. Un caso emblematico si è verificato a Centocelle, Roma, durante la celebrazione del fine Ramadan nel 2024, dove le donne sono state segregate in recinti durante le preghiere collettive, costringendole a pregare separate dagli uomini, in uno spazio ristretto e delimitato. Questo evento ha sollevato un vespaio di polemiche per il suo evidente disprezzo verso l’uguaglianza di genere e la dignità femminile.
Similmente, a Monfalcone, nel corso di un’assemblea per la costruzione di una moschea nel 2023, le donne musulmane sono state relegate in una zona separata e recintata, impedendo loro di partecipare attivamente alla discussione con gli uomini. Questo non solo ha dimostrato una mancanza di rispetto per la parità di genere ma ha anche mostrato come certe pratiche religiose possano contrastare con i valori di integrazione e libertà che l’Italia dovrebbe promuovere.
A Torino, durante una manifestazione per la costruzione di una moschea nel 2022, le donne sono state viste pregare in un’area separata, quasi un recinto, che rifletteva una segregazione non solo fisica ma anche simbolica, un segno dell’islamizzazione che avanza. Questi episodi non sono isolati ma parte di un quadro più ampio di imposizione di costumi religiosi che non rispettano la cultura e la laicità italiana.
Inoltre, in Italia si sono verificati incidenti in cui le donne sono state messe sotto pressione per conformarsi a pratiche islamiche, come il caso di alcune scuole dove insegnanti sono state minacciate per aver chiesto alle studentesse di togliersi il velo durante l’orario scolastico, o dove si è promosso l’uso del burqa in luoghi pubblici, come a Milano nel 2024.
Queste dinamiche italiane, che riflettono ciò che avviene in luoghi come Hama, sono un campanello d’allarme per la nostra società. L’Italia deve reagire con decisione contro queste manifestazioni di estremismo religioso che minacciano i nostri valori di libertà, uguaglianza e laicità. È imperativo che il governo e le istituzioni adottino misure per proteggere i diritti fondamentali e contrastare ogni forma di islamizzazione che intenda imporre recinti, sia fisici che simbolici, sulla nostra democrazia. Come? Azzerando l’immigrazione islamica regolare.
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