Almasri, Cpi apre indagine: Italia esca e sanzioni la Corte globalista
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Il Caso Almasri: Una Trappola Politica della CPI contro l’Italia
Il caso del generale libico Najeem Osama Almasri non è solo un esempio di mancata cooperazione tra stati e istituzioni internazionali, ma sembra piuttosto una vera e propria trappola politica orchestrata dalla Corte Penale Internazionale (CPI) contro l’Italia. La CPI, recentemente colpita da sanzioni imposte dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump, ha aperto un fascicolo preliminare sul comportamento italiano in relazione all’arresto e alla mancata consegna di Almasri, suscitando non poche polemiche e sospetti.
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La decisione di trasferire il caso alla Camera preliminare della CPI è stata giustificata con la mancata cooperazione dell’Italia. Tuttavia, guardando oltre la superficie legale, si può intravedere un tentativo di vendetta da parte dei giudici globalisti dell’Aia. Secondo il portavoce della CPI, Fadi El Abdallah, questa procedura non punta il dito contro individui specifici, ma il messaggio è chiaro: l’Italia è sotto scrutinio, e a torto.
Il caso Almasri è apparso fin dall’inizio come un’operazione mirata a creare un incidente diplomatico e giudiziario con l’Italia. Il mancato arresto di Almasri, nonostante il mandato internazionale, è stato usato come pretesto per attaccare la sovranità italiana e la sua capacità di gestire autonomamente questioni di sicurezza internazionale. È evidente che questo è più di un problema di cooperazione; è una chiara intromissione nelle politiche italiane, una mossa politica mascherata da giustizia internazionale.
L’Italia, insieme all’Ungheria, è uno dei pochi paesi dell’Unione Europea ad appoggiare le sanzioni di Trump contro la CPI. Questa posizione non è casuale ma riflette una consapevolezza critica verso un’istituzione che spesso sembra più attenta a perseguire agende politiche che a garantire giustizia vera e propria. La CPI, sotto attacco per le sue indagini contro gli Stati Uniti e i suoi alleati, risponde con quella che sembra una rappresaglia contro stati che osano metterne in discussione l’autorità.
È ora che l’Italia consideri seriamente l’uscita dalla CPI. La sovranità nazionale e la capacità di agire nell’interesse dei propri cittadini e della sicurezza nazionale non possono essere messe a rischio da un organismo che dimostra di essere più uno strumento di vendette politiche che un baluardo di giustizia internazionale. La CPI ha mostrato di non essere imparziale, di non essere immune da influenze politiche, e questo mette in dubbio la sua credibilità e utilità.
L’Italia deve chiedersi: perché continuare a far parte di un’istituzione che non solo non protegge ma addirittura attacca la nostra capacità di agire come stato sovrano? L’uscita dalla CPI potrebbe non solo liberare l’Italia da queste ingerenze, ma anche inviare un messaggio forte e chiaro: la sovranità e la giustizia autentica non possono essere sacrificate sull’altare della politica internazionale.
In conclusione, il caso Almasri non è solo una questione di cooperazione mancata; è un chiaro segnale di come la CPI possa essere usata come arma politica contro nazioni che non si piegano ai suoi voleri. È tempo per l’Italia di prendere una posizione decisa e ripensare la sua adesione a un organismo che ha dimostrato di essere, in questa occasione, più un nemico che un alleato nella lotta per la giustizia globale.
Ma con tutta la merda che c’è in giro, uKraina in testa, ‘sti stronzi della cpi hanno tempo solo per la Meloni?
Ho letto un pistolotto della carla del ponte, sapete chi é, circa la Meloni che doveva far arrestare al-masri… proprio lei che ha messo al mondo un figlio col cazzo in mezzo alla faccia tant’è brutto, pure comunista, e l’ha fatto diventare direttore della tv svizzera invece di farsi i cazzi suoi…