Italiano 62enne vive per strada: «Caritas non mi vuole», sono pieni di immigrati
Related Articles
Nella regione che accoglie in hotel e centri accoglienza circa 6mila clandestini, l’italiano Carlo vive per strada e non trova lavoro.

VERIFICA NOTIZIA
Pordenone: La Vergogna delle Istituzioni di Sinistra e della Chiesa
Carlo Mucignat, 62 anni, abbandonato al suo destino mentre gli immigrati vengono accolti a braccia aperte.
Pordenone, città un tempo conosciuta per il suo senso di comunità e solidarietà, oggi è scenario di una vergogna nazionale. Carlo Mucignat, noto come “Carletto”, un sessantaduenne nato in Francia ma pordenonese d’adozione, vive per strada, mendicando per un kebab, mentre il tessuto sociale, guidato da politiche di sinistra e dalla Chiesa, sembra aver perso ogni traccia di umanità e senso delle priorità.
Carletto, un imbianchino di professione, è stato lasciato senza casa, senza speranza e senza lavoro. Nonostante la sua esperienza e la sua volontà di lavorare, gli viene ripetutamente detto che è “troppo vecchio” e che “costa troppo”. Ma davvero in questa Italia, dove si parla tanto di mancanza di manodopera, non c’è spazio per un uomo che vuole semplicemente lavorare per vivere?
Le istituzioni di sinistra, insieme alla Chiesa, sono state accusate di favorire un’accoglienza pagata per gli immigrati, mentre uomini come Carlo, italiani di nascita o di adozione, vengono ignorati, lasciati a dormire su panchine, sotto la pioggia, al freddo. Carletto ha cercato aiuto presso i servizi sociali del Comune, la Caritas e la Croce Rossa, ricevendo solo promesse vacue. “Siamo pieni, aspetta qualche giorno”, gli viene detto, ma quei giorni sono diventati settimane, mesi.
È sbalorditivo vedere come, mentre si spendono risorse per accogliere chi proviene da fuori, gli italiani come Carlo, che hanno contribuito con il loro lavoro e la loro vita al paese, vengano abbandonati. Non è forse una contraddizione che, in un’epoca dove si parla tanto di integrazione e solidarietà, si scelga di ignorare chi è nel bisogno qui e ora?
Il caso di Carlo Mucignat è emblematico di un sistema che ha perso la bussola morale. Un sistema dove, come afferma lo stesso Carlo, “non assumono me perché sono vecchio, ma assumono Mohammed perché è giovane”. È questa la giustizia sociale tanto decantata? È questa l’uguaglianza che predichiamo?
La comunità di Pordenone, e l’Italia intera, dovrebbero chiedersi se è accettabile che un uomo, per il semplice fatto di avere 62 anni, sia lasciato a cercare spiccioli per comprare un kebab per nutrirsi. Mentre chi lo conosce cerca di aiutarlo con poco, le istituzioni si voltano dall’altra parte, troppo occupate a gestire i fondi per chi, forse, non ha lo stesso diritto di precedenza morale.
Dobbiamo indignarci, non solo per Carlo, ma per tutti gli italiani che vivono nella stessa condizione. Serve un cambiamento radicale nelle politiche di accoglienza e di supporto sociale, che mettono al centro le persone che hanno costruito questo paese, che hanno diritto a una vecchiaia dignitosa e a un lavoro che non li discrimini per la loro età.
Basta con le promesse non mantenute! È tempo che le istituzioni, sia politiche che religiose, si ricordino del loro dovere verso tutti i cittadini, non solo verso chi può portare loro consenso o benefici economici. Carlo Mucignat merita di essere aiutato, come merita ogni italiano in difficoltà. La nostra compassione e il nostro aiuto non possono essere selettivi basati su etnia o età.
allora l’8×1000 ai preti glielo do…sai dove? Quando c’è il banco alimentare il sacchetto lo restituisco come me lo consegnano…pieno d’aria e questo è l’aspetto negativo. Se poi devo aiutare qualcuno so io come fare e a chi dare ma tramite i preti…mai più!