Littizzetto denunciata dai familiari dei militari italiani morti sul campo

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By V marzo 26, 2025 11:44

Littizzetto denunciata dai familiari dei militari italiani morti sul campo

Littizzetto merita il nostro disprezzo morale.

Littizzetto, il tuo disprezzo non merita tribunali, ma un giudizio morale: hai offeso chi è morto per la Patria

Luciana Littizzetto ha oltrepassato ogni limite. Con le sue parole a Che tempo che fa – “Noi italiani non siamo capaci di fare le guerre, facciamo ‘cagarissimo’ a combattere” – non ha solo insultato l’Esercito italiano, ma ha calpestato il sangue di chi ha dato la vita per la Patria. Un’offesa vile, pronunciata con la leggerezza di chi non sa cosa significhi indossare un’uniforme, salutare il Tricolore, partire per una missione senza sapere se si tornerà vivi. E ora i familiari dei militari caduti nei teatri di guerra l’hanno denunciata, stanchi di vedere l’onore dei loro cari infangato da una comica che usa la libertà di espressione come scudo per il suo disprezzo.

Ma qui non si tratta di tribunali. La libertà di espressione è sacra, non deve essere giudicata in un’aula di giustizia. La Littizzetto non merita una sentenza legale: merita un giudizio morale, quello che pesa più di qualsiasi codice penale. Le sue parole non sono satira, non sono critica, sono un insulto gratuito a chi ha sacrificato tutto. Sono un pugno nello stomaco per le famiglie di quei 170 militari caduti dopo la Seconda Guerra Mondiale, come ricorda il Generale Giorgio Battisti. Sono uno schiaffo a chi, come Matteo Mureddu, parà ucciso a Kabul nel 2009, ha scritto idealmente: “Ero con i miei fratelli, con uomini e donne che avevano scelto di servire il Tricolore, proteggere chi non poteva farlo da solo”. E lei, dal suo comodo studio tv, li ha chiamati incapaci, ridicoli, buoni a nulla.

L’Esercito italiano non è un circo, come la Littizzetto vorrebbe dipingerlo. È l’eredità di Vittorio Veneto, del Piave, del Grappa – battaglie che hanno fatto l’Italia. È un’istituzione che eccelle nelle missioni internazionali, dal Kosovo al Libano, dall’Afghanistan alle strade italiane di Strade Sicure. È fatto di uomini e donne che, come racconta un soldato con 20 anni di servizio, hanno lasciato la spensieratezza per “sudore, senso di responsabilità, abnegazione, cameratismo e rispetto della bandiera italiana”. È fatto di chi, come un ex militare in pensione, ha servito per 40 anni, portando aiuto in Valtellina, nei Balcani, in Abruzzo post-terremoto, senza mai sentirsi “un perdente”. Eppure, la Littizzetto ha scelto di sputare su tutto questo, riducendo il loro sacrificio a una battuta schifosa.

Non si tratta di censurarla legalmente. La libertà di parola è un diritto, e lei può dire quello che vuole, per quanto ignobile sia. Ma quella stessa libertà la espone al giudizio morale di un popolo che non dimentica. Un soldato scrive: “Noi siamo pronti a tutto, a dare la nostra vita per la vostra libertà”. Una madre, con dignità, ribatte: “I militari sanno portare a termine le missioni di pace fra territori ostili, e sono tutt’altro che fallimenti”. E il Generale Carmelo Burgio la inchioda: “Si avvicini in silenzio a quei nomi, vite giovani che non hanno goduto delle sue gag penose. Pensi a cosa si son persi, ma soprattutto a cosa s’è perso Lei”. Questo è il tribunale che conta: quello della coscienza, quello che la Littizzetto non può ignorare.

I familiari dei caduti hanno ragione a sentirsi feriti, a denunciare. Ma non è un giudice che deve condannarla. È la storia, sono i valori, è l’onore di chi ha dato tutto per l’Italia a gridare contro di lei. La Littizzetto non ha offeso solo i militari: ha offeso un’intera nazione, la sua memoria, il suo orgoglio. E per questo, il suo nome resterà macchiato non da una sentenza, ma dal disprezzo morale di chi sa cosa significa davvero servire la Patria.

Littizzetto denunciata dai familiari dei militari italiani morti sul campo ultima modifica: 2025-03-26T11:44:07+00:00 da V
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