Trump riporta le industrie a casa: dazi del 25% su auto non prodotte in Usa

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By V marzo 26, 2025 20:46

Trump riporta le industrie a casa: dazi del 25% su auto non prodotte in Usa

“Per anni vi hanno raccontato che la deindustrializzazione era inevitabile perché la globalizzazione è giusta, in realtà ha arricchito ancor più i già ricchi, ora è tempo di riportare le imprese anche in Italia mettendo dazi”

Donald Trump ha sferrato un colpo deciso al dogma della globalizzazione senza freni. Con l’annuncio di dazi del 25% sulle auto non prodotte negli Stati Uniti, il presidente americano non solo mantiene una promessa elettorale, ma lancia un segnale chiaro: è tempo di invertire la rotta. “È l’inizio del giorno della liberazione in America”, ha dichiarato Trump il 26 marzo 2025, firmando un ordine esecutivo che potrebbe ridisegnare il panorama economico globale. E l’Italia? Potrebbe cogliere l’occasione per guardare oltre il mantra del libero mercato e riscoprire il valore di proteggere la propria economia.

Per decenni ci è stato detto che la deindustrializzazione era un destino inevitabile, un prezzo da pagare per un mondo “più connesso”. La globalizzazione, ci hanno assicurato, era giusta, equa, un motore di progresso. Ma i numeri raccontano un’altra storia: mentre le multinazionali e i loro azionisti accumulavano profitti da capogiro, le fabbriche italiane chiudevano, i posti di lavoro evaporavano e intere comunità venivano abbandonate. La classe media, pilastro della nostra economia, si è ritrovata schiacciata da salari stagnanti e dalla concorrenza sleale di prodotti a basso costo, spesso realizzati in condizioni che qui sarebbero illegali. La globalizzazione non è stata una marea che ha sollevato tutte le barche, ma un’onda che ha arricchito i già ricchi, lasciando indietro chi viveva del proprio lavoro.

Trump, con il suo annuncio, dimostra che un’alternativa esiste. “Imporremo dazi del 25% su tutte le auto non prodotte negli Stati Uniti. Se le auto vengono prodotte qui, non ci sono dazi”, ha detto, promettendo una rinascita dell’industria automobilistica americana. “Entrerà una cifra tra 600 miliardi e 1 trilione di dollari nel giro di due anni”, ha aggiunto, sottolineando come i dazi possano riportare impianti e posti di lavoro negli Usa. La Honda, ad esempio, sta già costruendo un mega-impianto in Indiana: una mossa che, secondo Trump, non sarebbe avvenuta senza questa politica protezionistica.

E in Italia? Il nostro Paese, con il suo patrimonio manifatturiero e la sua creatività, potrebbe trarre ispirazione da questa svolta. Per troppo tempo abbiamo subito la delocalizzazione, vedendo le nostre imprese trasferirsi altrove per inseguire costi minori, mentre i prodotti stranieri invadevano i nostri mercati senza barriere. I dazi non sono una reliquia del passato, ma uno strumento per riequilibrare un gioco truccato. Proteggere le nostre industrie – dall’automotive alla moda, dall’agroalimentare all’acciaio – significa dare una chance alle PMI, il cuore pulsante dell’economia italiana, spesso strangolate dalla competizione globale.

Certo, i critici diranno che i dazi alzano i prezzi e danneggiano i consumatori. Ma è una visione miope: il vero costo lo paghiamo con la perdita di sovranità economica, con la dipendenza da catene di approvvigionamento lontane, con la desertificazione industriale. Riportare le imprese in Italia, incentivandole con un sistema di dazi ben studiato, non solo creerebbe lavoro, ma ridarebbe dignità a un tessuto sociale logorato. Trump parla di “reciprocità”: tassare chi ci tassa. È un principio semplice, ma rivoluzionario, che l’Italia potrebbe adottare per difendere i propri interessi contro un’Europa spesso troppo timida e un mercato globale che ci ha usati come pedine.

La globalizzazione non è un dogma intoccabile. È una scelta politica, e come tale può essere ripensata. L’annuncio di Trump è un invito a smettere di subire e iniziare a costruire: un’Italia che produce, che compete, che protegge i suoi cittadini. Per anni ci hanno detto che non c’era alternativa. Ora sappiamo che non è vero. È tempo di agire.
Questo articolo sostiene i dazi come strumento per contrastare gli effetti negativi della globalizzazione, adattando il messaggio di Trump al contesto italiano e proponendo una visione positiva del protezionismo.

Parlano contro i dazi perchè i loro padroni hanno tutti delocalizzato la produzione fuori dall’Italia ed i primi ad esserne colpiti sarebbero proprio i capitalisti italiani, proprietari della stampa e dei giornali. Dazi sono l’unica misura in grado di proteggere i lavoratori italiani. La libera circolazione di lavoratori, merci e denaro serve a loro, non al popolo.

Trump riporta le industrie a casa: dazi del 25% su auto non prodotte in Usa ultima modifica: 2025-03-26T20:46:06+00:00 da V
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