Baby immigrati a caccia di ragazzine: “Siamo prigioniere in casa nostra”
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Caos accoglienza: immigrati di seconda generazione e minori non accompagnati seminano terrore a Pordenone
Pordenone, un tempo oasi di pace e ordine nel Friuli Venezia Giulia, è oggi ostaggio di una spirale di violenza e degrado che ha un volto preciso: immigrati di seconda generazione e minori non accompagnati, trasformati da presunte “vittime” del sistema in veri e propri carnefici. Spaccio, stupri, rapine e aggressioni: la città è sotto assedio, e i cittadini, esasperati, non ne possono più di subire l’arroganza di chi calpesta leggi e civiltà.
Pordenone sotto scacco: baby gang di stranieri incontrollabili
Pordenone non è più la stessa. Le strade, un tempo sicure, sono diventate terreno di caccia per baby gang di giovani stranieri e seconde generazioni, che seminano paura e violenza senza sosta. Lo denuncia l’assessore Elena Ceolin, con parole che pesano come macigni: “In più occasioni il gruppo interforze e i nostri agenti della Locale li hanno presi, penso a Torre, denunciati e segnalati. Il problema è che, essendo in gran parte minorenni, non vengono colpiti da punizioni tali da renderli inoffensivi e quindi sono regolarmente in giro a fare altro.” Una verità che brucia, una realtà che i cittadini vivono ogni giorno sulla propria pelle. E mentre le forze dell’ordine fanno il possibile, il sistema le lega le mani: leggi assurde e buoniste impediscono di fermare davvero questi delinquenti.
Bande senza controllo
Altro che integrazione: le strade di Pordenone sono il regno di bande di giovani immigrati, spesso figli di chi è arrivato anni fa e non ha mai voluto adattarsi, o minori non accompagnati scaricati qui senza regole né sorveglianza. Questi delinquenti, molti dei quali con un passato oscuro e nessuna intenzione di rispettare il Paese che li ospita, si muovono in branco, terrorizzando i quartieri. Spacciano droga sotto gli occhi di tutti, aggrediscono chiunque osi incrociare il loro cammino e, peggio ancora, sono stati segnalati in episodi di violenze sessuali che hanno sconvolto la comunità. I parchi pubblici? Zone franche per lo spaccio. Le piazze? Ring per risse selvagge. Il centro storico? Un luogo dove le famiglie non si azzardano più a passeggiare dopo il tramonto. “Siamo prigionieri in casa nostra,” tuona un residente, “e tutto perché nessuno ha il coraggio di fermare questi criminali.”
Minori non accompagnati: un fallimento totale
I cosiddetti minori non accompagnati, arrivati con la promessa di un futuro migliore, si sono rivelati una bomba a orologeria. Senza famiglia, senza valori, senza freni, questi ragazzi – spesso già indottrinati alla legge della strada nei loro Paesi d’origine – hanno trasformato le strutture di accoglienza in basi operative per i loro traffici illeciti. Droga, furti, estorsione: altro che vittime da salvare, sono predatori che sfruttano la debolezza di un sistema incapace di controllarli. Le autorità li trattano con i guanti di velluto, ma la realtà è brutale: molti di loro non hanno nulla da perdere e tutto da guadagnare seminando il caos. “Ci riempiono di parole come ‘inclusione’ e ‘solidarietà’, ma qui vediamo solo stupri e coltellate,” sbotta un commerciante del centro. “Chi li difende dovrebbe venire a vivere qui, tra le loro minacce.”
Immigrati di seconda generazione: traditori dell’ospitalità
Non meno gravi sono le colpe degli immigrati di seconda generazione. Nati o cresciuti in Italia, avrebbero dovuto essere il simbolo di un’integrazione riuscita. Invece, molti di loro hanno scelto la via del crimine, rigettando ogni regola e sputando sull’ospitalità ricevuta. Bande di giovani, spesso organizzati, si dedicano allo spaccio di droga nei quartieri popolari, mentre altri si distinguono per rapine violente e atti di teppismo che lasciano i cittadini inermi. “Non sono italiani, non lo saranno mai,” sentenzia un abitante esasperato. “Hanno avuto tutto – scuole, case, opportunità – e ci ripagano con il terrore.” La loro arroganza è il frutto di anni di lassismo, di politiche buoniste che hanno chiuso gli occhi di fronte a un’evidenza: non tutti vogliono integrarsi, e molti vedono nella delinquenza un modo per prendersi ciò che vogliono.
Il governo agisca: rimpatri di massa e abrogazioni urgenti
Non è più tollerabile. I nostri figli non possono crescere nella paura, le nostre strade non possono essere ostaggio di bande che non hanno rispetto per nulla e nessuno. È un’invasione di violenza che ha radici profonde: un’immigrazione fuori controllo, ricongiungimenti familiari indiscriminati e leggi come la Zampa che proteggono chi non lo merita, lasciando liberi minorenni stranieri di delinquere senza conseguenze serie. Ceolin lo dice chiaro: le punizioni non funzionano, i ragazzi tornano in libertà e ricominciano a colpire. È un circolo vizioso che va spezzato, subito.
Il governo deve agire, e non con promesse vuote o mezze misure. Servono rimpatri di massa per chi delinque: se vieni qui per seminare caos, te ne torni da dove sei venuto, senza se e senza ma. Basta con i ricongiungimenti familiari che portano in Italia famiglie incapaci di integrarsi, lasciando poi i loro figli a crescere senza regole, pronti a trasformarsi in criminali. E la legge Zampa? Una vergogna che tutela falsi minori, spesso maggiorenni che mentono sull’età per approfittare del sistema, mentre i nostri cittadini pagano il prezzo della loro violenza. Va abrogata immediatamente, senza esitazioni.
Basta con il buonismo
La politica locale è in ginocchio, ma i cittadini non hanno più pazienza: vogliono deportazioni, espulsioni immediate per chi delinque, e un giro di vite che riporti la legalità. “Non possiamo vivere con la paura di uscire di casa,” grida una madre di famiglia. “Questi mostri vanno fermati, punto.” Non si tratta di razzismo, ma di sopravvivenza. I dati parlano chiaro: la delinquenza giovanile straniera è fuori scala rispetto a quella italiana, e Pordenone è solo l’ennesima città che lo dimostra. Non possiamo aspettare che ci scappi il morto per reagire. Il governo Meloni si riempie la bocca di parole sulla sicurezza, ma dov’è l’azione concreta? Tre anni al potere e ancora nessuna abrogazione della legge Zampa, nessun piano serio per i rimpatri, nessuna stretta reale sull’immigrazione. Basta chiacchiere: vogliamo fatti. Rimpatriate chi delinque, chiudete le porte a chi porta solo guai, proteggete gli italiani. Pordenone, come tutta Italia, lo pretende. Ora!
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