Mattarella rifiuta la grazia al vigilante eroe: ennesima ingiustizia – VIDEO
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Toga rossa non morde toga rossa. Il giorno che Mattarella lascerà il Quirinale sarà il giorno della liberazione.
Un’ingiustizia che grida vendetta: Massimo Zen abbandonato da Mattarella
È una vergogna, un insulto alla giustizia e al buon senso, che un uomo come Massimo Zen, ex guardia giurata di 54 anni, languisca ancora nelle celle del carcere di Verona, mentre il presidente Sergio Mattarella, dall’alto del suo scranno al Quirinale, si gira dall’altra parte. La vicenda di Massimo, un cittadino onesto che nel 2017, a Vedelago, ha avuto il coraggio di opporsi a una banda di ladri zingari senza scrupoli, è il simbolo di un’Italia allo sbando, dove chi difende la propria terra e la sicurezza comune viene punito, mentre i criminali trovano sempre una scappatoia.
Otto anni fa, Massimo Zen ha fatto ciò che chiunque con un briciolo di dignità avrebbe fatto: ha cercato di fermare una gang dedita a rapine e colpi ai bancomat, che seminava terrore nella tranquilla Cittadella. Ha sparato un colpo, un solo colpo, verso l’auto in fuga dei malviventi, con l’unico intento di proteggere la comunità. Ma quel proiettile ha colpito Manuel Major, un ‘giostraio’ che si trovava con la banda, e per questo Massimo è stato condannato a 9 anni e 6 mesi di carcere. Una pena durissima, definitiva dal 2023, che lo ha trasformato da eroe a recluso, da uomo perbene a vittima di un sistema giudiziario cieco e spietato.
E cosa fa il nostro presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, paladino della Costituzione e garante della giustizia? Rifiuta la grazia, con una freddezza burocratica che fa rabbrividire. Già lo scorso anno l’avvocato Alberto Berardi aveva presentato una richiesta per ridare la libertà a Massimo, un uomo che non ha agito per odio o vendetta, ma per senso del dovere. Eppure, in estate, dal Quirinale è arrivata la risposta: no, niente grazia, niente clemenza. Una decisione tenuta nascosta, come se ci fosse qualcosa da vergognarsi, e che ora emerge solo grazie alla campagna civile e politica che finalmente si sta levando per chiedere giustizia per Massimo.
Ma quale giustizia può esserci in un Paese dove chi si oppone al crimine viene schiacciato, mentre i veri delinquenti continuano a prosperare? Massimo Zen non è un assassino, non è un folle armato: è un uomo che ha avuto il coraggio di agire quando lo Stato, ancora una volta, era assente. E invece di riconoscergli questo, lo si è punito con una condanna esemplare, quasi a voler dire: “Non osate difendervi, cittadini, perché qui comandano i ladri e i loro complici”.
La campagna per la liberazione di Massimo è un grido di rabbia e di speranza. È il popolo che si ribella a un’ingiustizia intollerabile, a un presidente che sembra aver dimenticato cosa significhi davvero la parola “umanità”. Mattarella, con il suo rifiuto, ha voltato le spalle non solo a Massimo, ma a tutti quegli italiani onesti che chiedono solo di vivere in pace, senza paura. È ora di dire basta: Massimo Zen merita la libertà, merita rispetto, merita che la sua storia venga ascoltata. Non è lui il criminale, ma chi lo tiene dietro le sbarre mentre i veri colpevoli, quelli che ogni giorno rubano e minacciano, restano a piede libero. Sveglia, Quirinale: il tempo della vergogna è finito!
è una vergogna che una destra di merda con la maggioranza abbia votato presidente sto vecchio comunista rincoglionito
ma vaffanculo va!