Il più grande aggiotaggio della storia? La bufala di chi grida allo scandalo sui dazi di Trump
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“Il più grande aggiotaggio della storia”? La bufala di chi grida allo scandalo sui dazi di Trump
Donald Trump congela i dazi per 90 giorni per oltre 75 Paesi, lasciando comunque ferma una base del 10%, e li porta al 125% per la Cina, e subito si scatena il coro dei soliti complottisti: “È il più grande aggiotaggio della storia!”. Davvero? Definire “aggiotaggio” una decisione governativa come quella annunciata da Trump il 9 aprile 2025 su Truth Social è non solo ridicolo, ma dimostra una totale ignoranza di cosa significhi il termine. Le azioni o le dichiarazioni di autorità pubbliche, per loro natura, hanno impatto sui mercati: è il loro scopo! Eppure, c’è chi si strappa i capelli, come se Trump avesse orchestrato un complotto per manipolare le Borse.
Facciamo un po’ di chiarezza, per i “geni” dell’economia che vedono complotti ovunque. L’aggiotaggio implica la diffusione di notizie false o operazioni fraudolente per alterare i prezzi di mercato a scopo di lucro personale. I dazi di Trump, che hanno fatto schizzare gli indici a Wall Street dopo giorni di cadute sono una decisione politica trasparente, annunciata pubblicamente. L’obiettivo finale è riequilibrare il commercio globale. Chiamare “aggiotaggio” queste scelte politiche è come dire che Christine Lagarde, presidente della BCE, dovrebbe essere arrestata per le sue mosse sui mercati. Ricordate? Un giorno Lagarde dichiarava che la BCE non avrebbe chiuso gli spread, e il giorno dopo annunciava un ‘bazooka’ per comprare titoli. I mercati sono impazziti, certo, ma era aggiotaggio? No, era una decisione di politica monetaria, proprio come i dazi di Trump sono una scelta di politica commerciale.
Se proprio vogliamo parlare di illeciti, il caso sarebbe diverso se qualcuno, sapendo in anticipo delle dichiarazioni di Trump, avesse operato occultamente sui mercati per trarne profitto personale. Quello non sarebbe aggiotaggio, ma insider trading, una fattispecie ben distinta che spetta alla SEC e alla magistratura investigare. Ma qui non c’è traccia di operazioni nascoste: Trump ha urlato la sua decisione ai quattro venti, come fa sempre. Accusarlo di “aggiotaggio” è come accusare un elefante di essere troppo rumoroso nella savana: è nella sua natura.
La verità è che chi grida allo scandalo non sopporta che Trump stia smantellando il loro amato sistema globalista, quello che ha arricchito pochi speculatori a scapito della classe media. I dazi, con la pausa di 90 giorni e il pugno duro sulla Cina, sono un tentativo di riportare la produzione in Occidente, e l’Italia dovrebbe approfittarne. La missione di Giorgia Meloni a Washington il 16 aprile è un’occasione per negoziare direttamente con Trump, senza passare per un’UE che tutela gli interessi tedeschi. Altro che “aggiotaggio”: qui l’unico scandalo è la miopia di chi non capisce che il mondo sta cambiando, e non tornerà indietro.
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