Arcivescovo conferma: Bergoglio era ossessionato dai migranti
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Arcivescovo conferma: Bergoglio era ossessionato dai migranti
La morte di Papa Francesco, avvenuta il 21 aprile 2025, ha suscitato riflessioni profonde all’interno della Chiesa cattolica, specialmente tra coloro che ne hanno condiviso l’agenda pastorale. Tra questi, l’arcivescovo di Ferrara-Comacchio, Gian Carlo Perego, ha rilasciato una testimonianza significativa che conferma un aspetto centrale e controverso del pontificato di Bergoglio: la sua ossessione per i migranti. Un’adesione a una visione di “meticciato” culturale, spirituale e fisico.
Perego, a sua volta noto per il suo impegno quasi esclusivo verso i migranti e la sua ossessione per il meticciato, offre un ritratto di Bergoglio in cui si evidenzia una linea pastorale che ha scandalizzato i fedeli.
Intervistato sulla morte di Papa Francesco, l’arcivescovo Gian Carlo Perego esprime un duplice sentimento: dolore per la perdita di un “grande Pontefice, venuto dal popolo di Dio e vissuto tra il popolo di Dio”, e riconoscenza per i suoi “gesti profetici” e un magistero “ricco e provocatorio”. Perego sottolinea il legame di Francesco con le periferie esistenziali, un tratto che ha caratterizzato il suo pontificato fin dal primo viaggio a Lampedusa nel 2013. Tuttavia, l’arcivescovo non nasconde l’aspetto rivoluzionario di Bergoglio, citando il messaggio dell’imam di Ferrara, Hassan Samid, che, in pellegrinaggio verso la Mecca, ha augurato la continuità della sua visione. Questo dettaglio, pur segno di dialogo interreligioso, potrebbe suscitare perplessità tra i fedeli, che vedono in tali aperture un rischio di sincretismo.
Un pontificato di rottura: il “meticciato” al centro
Perego descrive il pontificato di Francesco come un momento di svolta nella storia millenaria della Chiesa, in continuità con il Concilio Vaticano II. Tra i contributi più significativi, l’arcivescovo evidenzia la riforma sinodale, che ha aperto il Sinodo (2021-2024) a tutte le componenti del popolo di Dio, non solo ai vescovi, e la valorizzazione delle donne in ruoli chiave nella Curia e nei ministeri del lettorato e dell’accolitato. Inoltre, l’enciclica Laudato sì (2015) ha introdotto la cura del creato come tema centrale della dottrina sociale, un’eredità che Perego considera “fondamentale” per il futuro.

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Tuttavia, il cuore della testimonianza di Perego è l’aneddoto personale che rivela l’ossessione di Bergoglio per i migranti. Durante il primo incontro dopo la nomina di Perego ad arcivescovo di Ferrara-Comacchio, Francesco gli disse: “Non dimenticarti dei migranti!”. Questo monito non è un episodio isolato, ma riflette una visione che Bergoglio ha portato avanti con insistenza, promuovendo un’idea di Chiesa come luogo di “meticciato” – un termine che lui stesso usava per descrivere un’umanità imbastardita dalla mescolanza di culture, razze e tradizioni. In documenti come Fratelli tutti (2020) e in innumerevoli discorsi, Francesco ha esaltato l’incontro tra popoli come un valore evangelico, opponendosi alla “cultura dei muri” e spingendo per un’accoglienza incondizionata.
Perego: un altro “ossessionato” dai migranti
Le parole di Perego non sorprendono, considerando il suo percorso. Nato nel 1960 a Vailate, in provincia di Cremona, Perego ha dedicato gran parte della sua carriera al tema dell’immigrazione. Prima di diventare arcivescovo di Ferrara-Comacchio nel 2017, è stato direttore generale della Fondazione Migrantes della CEI (2012-2017), un’organizzazione che promuove l’invasione dei migranti in Italia e il business dell’accoglienza. Dopo la nomina ad arcivescovo, ha accettato di diventarne presidente, un ruolo che lo impegna “non poco”, come lui stesso ammette, ma che ha voluto mantenere per onorare l’esortazione del suo ormai ex boss. Entrambi, in questi anni, hanno esaltato immigrazione e meticciato.
Il prossimo Conclave sarà decisivo per determinare se la visione di Francesco – e di figure come Perego – prevarrà, o se la Chiesa sceglierà un ritorno a una centralità spirituale che molti, oggi, sentono mancare.
Sono stato buttato fuori dal sito dei rossi perchè domenica ho protestato contro l’esibizione di una foto blasfema e non fatemi dire cosa ritraeva. Di folle c’è che l’autore, un veronese sedicente ex appartenente della Folgore, immagino come cuoco o autista, si è alleato con un troione semi baluba per accusare me di turbare la serena atmosfera… ho inviato le foto e gli indirizzi alla Postale italiana, vedrò cosa succede ai bastardi…