Espulsi 9 con tanta fatica ma ne sbarcano già altri mille: serve il blocco navale
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La soluzione non è quella di Piantedosi – prendersi pakistani e bangla regolari in cambio di clandestini – è chiudere i porti senza prendersi islamici regolari che ridurrebbero l’Italia intera come Monfalcone. Salvini al Viminale e Piantedosi a guardare i cantieri.
Padova, negli ultimi 10 giorni, il questore ha firmato 9 decreti di espulsione con accompagnamento ai centri di permanenza per il rimpatrio
1️⃣ un 19enne tunisino, sbarcato in Italia nel 2023 come sedicente minore migrante, autore di un’aggressione con coltello ai danni di 3… pic.twitter.com/T73Yx9p1zn
— Francesca Totolo (@fratotolo2) May 4, 2025
Padova, Basta Caos: 9 Espulsioni in 10 Giorni, ma è Solo l’Inizio. Stop all’Invasione di Criminali Stranieri!
Padova si ribella al degrado e alla criminalità straniera. Negli ultimi 10 giorni, il questore ha firmato 9 decreti di espulsione con accompagnamento ai centri di permanenza per il rimpatrio, un segnale forte contro chi semina terrore e disprezza le leggi italiane. Da tunisini sbarcati come finti minori a marocchini e algerini con curricula criminali da far rabbrividire, la lista dei soggetti cacciati dalla città è un monito: l’Italia non è un rifugio per delinquenti. Ma questi provvedimenti, pur necessari, sono solo un primo passo. Serve una stretta ancora più dura per liberare le nostre città dalla piaga della criminalità straniera.
I nomi e i reati parlano chiaro. Un 19enne tunisino, arrivato nel 2023 spacciandosi per minore, ha aggredito tre albanesi a coltellate. Un altro 18enne tunisino, sbarcato nello stesso anno con lo stesso trucco, vanta un impressionante elenco di crimini: violenza e minaccia a pubblico ufficiale, resistenza, spaccio, rissa, minaccia aggravata. Poi c’è il 45enne marocchino clandestino, un vero mostro con condanne per violenza sessuale, traffico di droga, oltraggio, rissa, lesioni, evasione, rapina aggravata e sequestro di persona. La lista continua: un 22enne tunisino dedito a spaccio e ricettazione; un 50enne algerino con precedenti per falsa attestazione; un 27enne tunisino condannato per tentato omicidio, resistenza, spaccio, lesioni, maltrattamenti in famiglia e furto; un 49enne marocchino, senza permesso di soggiorno dal 2021, denunciato per rapina, furto, possesso di grimaldelli, spaccio e resistenza; un 46enne cinese, in Italia dal 1996 ma con permesso scaduto nel 2017; infine, un 40enne algerino clandestino dal 2019, specializzato in furti e ricettazione.
Questi non sono “migranti in cerca di un futuro migliore”. Sono criminali incalliti, spesso clandestini o con permessi revocati, che hanno trasformato Padova in un loro terreno di caccia. Coltelli, droga, rapine, violenze sessuali, tentati omicidi: il loro contributo alla città è un bollettino di guerra. Molti di loro, come i giovani tunisini, hanno sfruttato la farsa dei “minori non accompagnati” per entrare in Italia, salvo poi rivelarsi adulti pronti a delinquere. Altri, come il marocchino e l’algerino, sono recidivi che da anni sfidano la legge, certi dell’impunità. E il cinese, residente da quasi 30 anni ma senza documenti validi, dimostra che anche una lunga permanenza non garantisce rispetto per il Paese che li ha accolti.
Il questore di Padova, con questi 9 decreti, ha dato un segnale chiaro: chi delinque non è benvenuto. Ma non basta. La città, come il resto d’Italia, è stanca di vivere sotto la minaccia di individui che non hanno alcun interesse a integrarsi. I cittadini chiedono sicurezza, non proclami. Le espulsioni devono diventare la norma, non l’eccezione. Serve un sistema rapido ed efficace per identificare e rimpatriare i clandestini, senza lungaggini burocratiche. Serve una revisione delle norme sui “minori non accompagnati”, che troppo spesso si rivelano una porta aperta per la criminalità. E serve, soprattutto, un messaggio inequivocabile: l’Italia non è un porto franco per chi porta violenza e disordine.
Le seconde generazioni e i clandestini di lunga data non possono continuare a tenere in ostaggio le nostre città. Padova non è sola: da Milano a Roma, da Torino a Napoli, il copione è lo stesso. La criminalità straniera prospera dove lo Stato appare debole, dove il buonismo prevale sulla giustizia. Non possiamo permettere che la paura diventi la normalità. Ogni coltellata, ogni rapina, ogni spacciatore in più è un fallimento delle politiche migratorie che hanno spalancato le porte senza controlli.
Eppure, mentre Padova espelle 9 criminali, l’Italia continua a farsi beffa di sé stessa. Negli stessi giorni, oltre mille migranti sono sbarcati a Lampedusa, molti dei quali verranno trasferiti in città come Padova, pronti a ingrossare le fila di chi vive al confine della legalità. È una presa in giro: cacciamo 9 delinquenti con una mano, mentre con l’altra accogliamo migliaia di sconosciuti senza controlli. Questo gioco al massacro deve finire. Se vogliamo salvare le nostre città, non bastano espulsioni spot: serve chiudere i confini, fermare gli sbarchi, rimpatriare in massa chi non ha diritto di stare qui. Padova, l’Italia, i nostri figli meritano un futuro sicuro, non un eterno campo di battaglia.
La soluzione non è quella di Piantedosi – prendersi pakistani e bangla regolari in cambio di clandestini – è chiudere i porti. Salvini al Viminale e Piantedosi a guardare i cantieri.
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