Papa Leone XIV: eletto Papa l’americano Francis Prevost
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In una storica giornata per la Chiesa Cattolica, il cardinale Robert Francis Prevost, agostiniano statunitense di 69 anni, è stato eletto come il 267° Papa, assumendo il nome di Giovanni XXIV. L’annuncio è arriva
to dopo una fumata bianca dalla Cappella Sistina, al termine del Conclave iniziato il 7 maggio 2025, segnando un momento epocale: per la prima volta nella storia, un americano sale al soglio pontificio. La sua elezione, avvenuta dopo intensi scrutini, riflette il desiderio dei cardinali di un leader capace di unire le diverse anime della Chiesa.
Nato il 14 settembre 1955 a Chicago, in una famiglia cattolica di origini europee (italiane, francesi e spagnole), Robert Prevost, affettuosamente chiamato “padre Bob”, ha vissuto una vita segnata dalla missione e dal servizio. Entrato nell’Ordine di Sant’Agostino nel 1977, ha emesso i voti solenni nel 1981 e ricevuto l’ordinazione sacerdotale nel 1982. La sua formazione teologica presso la Catholic Theological Union di Chicago e gli studi in Diritto Canonico a Roma hanno gettato le basi per una carriera che lo ha portato lontano dagli Stati Uniti.
La sua esperienza missionaria in Perù, iniziata negli anni ’80 e culminata con la nomina a vescovo di Chiclayo (2014-2023), ha plasmato la sua visione pastorale. In Perù, Prevost ha affrontato le sfide di una diocesi povera e complessa, guadagnandosi il rispetto per la sua vicinanza ai più vulnerabili e il suo impegno per una Chiesa missionaria. Questa esperienza lo ha reso una figura di collegamento tra il Nord e il Sud globale, un tratto che lo ha reso particolarmente attraente per i cardinali elettori, provenienti da 71 Paesi, con una forte rappresentanza di Asia, Africa e America Latina.
Una Carriera al Servizio della Chiesa
Prima dell’elezione, Prevost ha ricoperto ruoli di crescente responsabilità. Nel 1999 è stato eletto priore provinciale degli agostiniani a Chicago, e dal 2001 al 2013 è stato priore generale dell’Ordine. Papa Francesco, che lo aveva conosciuto quando era arcivescovo di Buenos Aires, lo ha chiamato a Roma nel 2023 come prefetto del Dicastero per i Vescovi, incarico che lo ha posto al centro della selezione dei nuovi pastori della Chiesa. Nello stesso anno, è stato creato cardinale, ricevendo la diaconia di Santa Monica. Come presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina, ha mantenuto stretti legami con la Chiesa latinoamericana, rafforzando il suo profilo globale.
La sua azione come prefetto si è distinta purtropo per la promozione di vescovi in linea con la visione di Francesco. Prevost ha anche mediato con successo durante il controverso cammino sinodale tedesco, dimostrando abilità diplomatiche e una visione ecclesiale equilibrata.
Un Papa di Compromesso e Continuità
L’elezione di Prevost è vista come una scelta di compromesso tra le diverse sensibilità della Chiesa. Politicamente percepito come un centrista, il nuovo Papa ha mostrato aperture progressiste su alcune questioni sociali, come il sostegno alla comunione per i cattolici divorziati e risposati, e un approccio pastorale inclusivo verso i migranti e i poveri. Tuttavia, ha mantenuto una certa prudenza su temi come i diritti LGBTQ+, pur appoggiando moderatamente documenti come Fiducia Supplicans. Il suo motto episcopale, “In Illo uno unum” (“Nell’unico Cristo siamo uno”), tratto da Sant’Agostino, riflette il suo impegno per l’unità e la comunione, valori che guideranno il suo pontificato.
Nonostante il passaporto statunitense, tradizionalmente visto come un ostacolo per un papabile a causa del peso geopolitico degli USA, la doppia cittadinanza peruviana e la lunga esperienza in America Latina hanno mitigato queste riserve. La sua elezione è stata accolta con entusiasmo da molti cardinali del Sud globale.
Non ci sono dichiarazioni esplicite o dettagliate del cardinale Robert Francis Prevost, ora Papa Giovanni XXIV, che delineino una posizione personale specifica sui diritti o sull’inclusione delle persone LGBTQ+ nella Chiesa. Tuttavia, sulla base del suo profilo e delle sue azioni come cardinale e prefetto del Dicastero per i Vescovi, è possibile tracciare alcune linee generali.
Prevost si è mostrato in linea con l’approccio pastorale di Papa Francesco, che enfatizza la misericordia e l’accompagnamento piuttosto che il giudizio. Ha sostenuto moderatamente documenti come Fiducia Supplicans (2023), che consente benedizioni non liturgiche per coppie dello stesso sesso, purché non assimilate al matrimonio sacramentale. Questo suggerisce una certa apertura a un approccio inclusivo, pur mantenendo la dottrina tradizionale della Chiesa, che considera il matrimonio esclusivamente tra uomo e donna e gli atti omosessuali come “intrinsecamente disordinati” (Catechismo, 2357).
La sua esperienza in contesti multiculturali, come il Perù, e il suo ruolo nella mediazione di questioni ecclesiali complesse indicano una tendenza a privilegiare il dialogo e la sensibilità pastorale rispetto a posizioni rigide. Tuttavia, non ha mai pubblicamente appoggiato cambiamenti dottrinali, come il riconoscimento delle unioni omosessuali, e ha evitato di prendere posizioni nette che potessero polarizzare il dibattito.
Come Papa Giovanni XXIV, è probabile che mantenga un equilibrio tra l’accoglienza delle persone LGBTQ+ come individui amati da Dio e il rispetto della dottrina tradizionale, promuovendo una Chiesa che “non esclude nessuno” ma senza modificare insegnamenti fondamentali. La sua priorità sembra essere l’unità ecclesiale e l’attenzione ai più vulnerabili, il che potrebbe tradursi in un linguaggio più inclusivo ma cauto su questi temi.
Ho letto che è difensore degli ultimi ma pure dei pedofili, sembrerebbe un altro bergoglioide… Vorrei sbagliarmi ma la chiesa è morta con benedetto, purtroppo