Deputata AVS impedisce rimpatrio clandestino perché “è un modello”
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Ridicolo che ci vogliano mesi per poi neanche espellere un clandestino sbarcato in Italia che “fa il modello”.
L’ennesima crociata della sinistra pro-clandestini: Piccolotti e il “modello” gambiano che ci salverà tutti
Eccoci di nuovo a parlare dell’instancabile impegno del partito della Salis, sempre pronto a gettarsi a capofitto nella difesa dei clandestini, costi quel che costi. L’ultima perla arriva da Elisabetta Piccolotti, deputata di Alleanza Verdi e Sinistra (Avs), che ieri, 16 maggio 2025, ha annunciato trionfante la liberazione di Ebrima Nyass, un ventenne gambiano finito nel Centro di Permanenza per il Rimpatrio (Cpr) di Bari. E attenzione, non stiamo parlando di un comune mortale: Nyass è un modello di moda! Roba da far tremare le passerelle di Milano, peccato che il suo permesso di soggiorno – che tra l’altro in un paese normale neanche avrebbe mai avuto visto che è sbarcato clandestino – fosse scaduto, dettaglio che per la nostra Piccolotti è solo un “pasticcio burocratico”.
La deputata, folgorata da questa storia strappalacrime, ha deciso di trasformarsi in detective, ispettore e paladina della giustizia, tutto in una sola giornata. Durante un’ispezione al Cpr di Bari – perché, si sa, non ha niente di meglio da fare – scopre il caso di Nyass e si lancia in un racconto epico sui social, degno di un romanzo d’appendice. “Ha poco più di vent’anni”, ci informa con tono melodrammatico, come se l’età fosse un lasciapassare per ignorare le leggi. E poi, udite udite, “è partito a piedi a 15 anni dal Gambia dopo sventure familiari ed è arrivato in Italia minorenne”. A piedi, sì, avete capito bene. Migliaia di chilometri, probabilmente con le scarpe da ginnastica più resistenti della storia, e tutto per inseguire il sogno di… posare per qualche foto di moda. Ma non temete, Piccolotti ci rassicura: “Si stava integrando”. Certo, come no. Integrarsi, secondo la logica di Avs, significa evidentemente vivere in Italia senza un permesso di soggiorno valido, perché tanto c’è sempre un buon samaritano pronto a salvarti.

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Nyass, secondo la narrazione di Piccolotti, era a un passo dal diventare il nuovo volto di Armani, ma – orrore! – “un cortocircuito di pasticci burocratici” lo ha bloccato. Appuntamenti saltati, timbri mancanti: praticamente un complotto internazionale contro il povero Ebrima. Dal 19 febbraio era “detenuto” nel Cpr, in attesa di essere rimpatriato in Gambia, un destino che per Piccolotti è paragonabile a una condanna all’inferno. E così, grazie al suo intervento eroico, Nyass è stato liberato ieri pomeriggio, evitando quella che lei chiama una “deportazione”. Deportazione, capite? Come se il Gambia fosse un campo di concentramento e non il Paese d’origine di Nyass, che – ricordiamolo – è entrato in Italia illegalmente e non ha rinnovato i documenti necessari per restare.
Ma la parte più esilarante deve ancora arrivare. Piccolotti, con la solennità di chi ha appena salvato l’umanità, dichiara: “La sua odissea non è finita, ci vorrà tempo e fatica per ottenere tutti i documenti che gli servono per vivere e lavorare in Italia”. Traduciamo: Nyass non ha ancora i requisiti per stare qui legalmente, ma non importa, perché la deputata di Avs è convinta che basti una bella storia e qualche foto in passerella per meritare un trattamento speciale. E il Gambia? “Un Paese che ha lasciato tanti anni fa, partendo a piedi da solo quando era adolescente”, ci ricorda, come se questo dettaglio giustificasse tutto. Forse Piccolotti pensa che chi cammina abbastanza a lungo si guadagni automaticamente la cittadinanza italiana. Basta sfilare.
Questa vicenda è l’ennesima dimostrazione della follia di certa sinistra, che preferisce coccolare clandestini con sogni di gloria invece di pensare alla sicurezza e al rispetto delle leggi. Nyass sarà anche un modello, ma questo non lo esime dal seguire le regole che valgono per tutti. E Piccolotti, invece di fare la cheerleader dei “pasticci burocratici”, dovrebbe chiedersi perché il sistema italiano debba perdere tempo e risorse per casi come questo, mentre i cittadini onesti fanno i salti mortali per ottenere un appuntamento in questura. Ma no, meglio inseguire la favola del gambiano che “si stava integrando” e trasformarlo in un simbolo della lotta contro le ingiustizie. Intanto, noi contribuenti ci chiediamo: chi paga per queste crociate? E soprattutto, fino a quando dovremo sopportare queste sceneggiate?
Se sfila è frocio, cosa ci sbavano dietro le pidiote che non riusciranno mai a farglielo diventare duro…
Si, il modello in camera da letto della piccolotti!
Che storia da libro cuore, mi viene da vomitare!
Fanculo avs, traditori della Patria!