Massacrato da nordafricani: testa spaccata a bottigliate
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Un’agghiacciante episodio di violenza scuote Rimini, dove un ragazzo di 21 anni lotta per riprendersi in un letto d’ospedale dopo essere stato brutalmente aggredito e rapinato nella notte di lunedì. La vittima, un giovane riminese trasferitosi di recente in città, è stata soccorsa intorno all’1:30 dai sanitari del 118 dopo che tre sconosciuti, descritti come nordafricani, lo hanno assalito nei pressi di uno sportello bancomat in pieno centro, spaccandogli una bottiglia di birra in testa. L’episodio, che si aggiunge a una preoccupante escalation di criminalità, solleva interrogativi urgenti sulla sicurezza e sull’inerzia delle istituzioni.

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Dal reparto di neurochirurgia dell’ospedale Bufalini, dove è stato sottoposto a un delicato intervento chirurgico, il giovane ricostruisce con voce ancora tremante gli attimi di terrore. “Stavo tornando a casa a piedi dopo una serata con amici. Tre ragazzi, mai visti prima, mi hanno fermato con una scusa: volevano la birra che avevo in mano. Poi mi hanno offerto della droga, ma ho rifiutato e ho cercato di andarmene”. Un tentativo vano: i tre lo hanno circondato, frugandogli nelle tasche e rubandogli il telefono. La situazione è degenerata quando lo hanno costretto a seguirli a un bancomat in piazza Malatesta per prelevare denaro.
“Mi hanno detto: ‘Dammi 30 euro o finisce male’. Poi hanno alzato la posta a 50”, racconta il 21enne. Con il pretesto di aver bisogno del telefono per ricordare il PIN, il giovane ha cercato di scappare, ma è stato afferrato per la gola e colpito violentemente con la bottiglia di vetro, che gli ha provocato una grave ferita alla testa. “Sono riuscito a correre fuori dalla banca e a chiamare un amico, poi il 112”, ricorda, ancora scosso. Le telecamere interne dell’istituto di credito avrebbero ripreso la scena, e i carabinieri di Rimini sono al lavoro per identificare i responsabili, ma la città è in preda all’inquietudine.
Questo episodio non è un caso isolato. Rimini, come altre città italiane, sta affrontando un’ondata di microcriminalità che sembra fuori controllo: rapine, aggressioni e spaccio stanno diventando una triste normalità, spesso legati a gruppi di giovani, molti dei quali stranieri, che agiscono con spavalderia e senza timore di conseguenze. La descrizione dei tre aggressori, “forse nordafricani”, alimenta un dibattito già rovente sull’immigrazione e sull’integrazione fallita, con una parte della cittadinanza che si sente abbandonata da chi dovrebbe garantire ordine e sicurezza.
Ciò che rende la vicenda ancora più sconcertante è il silenzio delle istituzioni. “Nessuno mi ha contattato, né un politico né un rappresentante del Comune”, denuncia il giovane, che ora guarda al futuro con paura. “Non girerò più da solo di notte, almeno per un po’”. La sua storia è un grido d’allarme: i cittadini si sentono soli, vulnerabili, costretti a modificare le proprie abitudini per proteggersi in una città che sembra aver perso il controllo delle sue strade.
L’aggressione di Rimini è un campanello d’allarme che non può essere ignorato. Le autorità devono agire con fermezza: più controlli, pene severe per chi delinque e un impegno concreto per prevenire episodi simili. Non si può permettere che il centro di una città turistica come Rimini diventi teatro di violenze impunite. La domanda che tutti si pongono è semplice ma inquietante: chi proteggerà i cittadini se le istituzioni restano in silenzio? Senza risposte rapide, il rischio è che la paura prenda il sopravvento, trasformando la città in un luogo dove nessuno si sente più al sicuro.
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