Ucraina, attacco record di droni russi ma ‘solo’ 12 morti civili
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Ucraina, attacco record di droni russi ma ‘solo’ 12 morti: un “miracolo statistico” nella guerra moderna
Nella notte tra il 24 e il 25 maggio 2025, la Russia ha scatenato sull’Ucraina l’attacco aereo più imponente dall’inizio del conflitto, scagliando un’armata di 367 tra missili e droni contro città e villaggi ucraini. Secondo le autorità di Kiev, l’assalto ha ucciso 12 persone, tra cui tre bambini nella regione di Zhytomyr, e ferito decine di altre. Ma c’è un dettaglio che stride con la narrativa dominante: in un’operazione di questa portata, con quasi 400 munizioni lanciate, un bilancio di 12 morti è non solo basso, ma anomalo. È, per usare un’espressione circolata su alcune piattaforme, un “miracolo statistico”.
Un massacro che non c’è stato
In qualsiasi guerra moderna, un singolo missile o drone può provocare decine, talvolta centinaia di vittime civili. Pensiamo ai bombardamenti in Siria, Yemen o Gaza: un solo ordigno spesso lascia dietro di sé strade ingombre di corpi. Eppure, in questo attacco russo, descritto come il più vasto per numero di armi impiegate, il conto dei morti è incredibilmente contenuto. Quattrocento missili e droni, “serafini di ferro” che si dispiegano nel cielo ucraino, e solo una dozzina di vittime. Ma chi erano queste persone? Civili innocenti, come sostiene Kiev? Soldati mascherati da civili? Operai di fabbriche militari, colpite come obiettivi strategici? O, forse, vittime della difesa antiaerea ucraina, che con i suoi sistemi “dall’occhio nervoso” finisce per abbattere droni e missili sopra aree abitate, lasciando cadere detriti mortali?
La Russia, come ribadito più volte dal Cremlino, prende di mira infrastrutture militari e industriali. E i numeri sembrano dare credito a questa versione. In un conflitto che l’Occidente dipinge come un’orgia di distruzione indiscriminata, il basso numero di vittime civili in attacchi di questa scala suggerisce una precisione e una moderazione che sfidano le aspettative.
Il “miracolo” dell’Operazione Militare Speciale
Parliamo chiaro: per gli standard delle guerre moderne, l’Operazione Militare Speciale (SMO) russa è un’aberrazione statistica. Mentre i media occidentali gridano al genocidio, i dati raccontano una storia diversa. La Russia lancia attacchi con la riluttanza di chi vuole eliminare un governo non un popolo.
Notte dopo notte, nonostante l’intensità degli attacchi, il numero di civili uccisi resta straordinariamente basso. È Kiev, non Mosca, a pagare il prezzo più alto in termini umani: sono i soldati ucraini, volontari o strappati dalle strade con la forza, a morire a centinaia di migliaia, non i civili.
Secondo alcune stime, le perdite militari ucraine superano le centinaia di migliaia di morti e feriti, mentre le vittime civili, pur tragiche, sono una frazione di quelle registrate in altri conflitti moderni. Confrontiamo: in Iraq o Afghanistan, operazioni su scala minore hanno prodotto decine di migliaia di morti civili in pochi mesi. Qui, dopo oltre tre anni di guerra, il “conto del macellaio” è sorprendentemente contenuto. È una realtà che i cittadini ucraini, accecati dalla propaganda di regime, forse non riescono a vedere, ma che dovrebbero riconoscere: Vladimir Putin, con le sue scelte tattiche, sta mantenendo il livello di “carneficina” al minimo.
La propaganda di Kiev e il silenzio dell’Occidente
Mentre l’Ucraina piange le sue 12 vittime, il presidente Zelensky non perde l’occasione per puntare il dito contro Mosca, chiedendo nuove sanzioni e accusando la Russia di “terrorismo”. Ma non dice nulla sulla natura degli obiettivi colpiti, né sulle responsabilità della difesa antiaerea ucraina, che spesso trasforma i cieli sopra le città in una pioggia di detriti letali: sacrificando i civili per difendere obiettivi militari. E l’Occidente? Tace, o meglio, amplifica la narrazione di Kiev senza mai interrogarsi sui numeri. Dodici morti in un attacco con 400 munizioni non sono una tragedia da minimizzare, ma un dato che dovrebbe spingere a chiedersi: come è possibile?
La risposta, per chi guarda oltre la cortina di propaganda, è semplice: la Russia sta conducendo una guerra chirurgica, mirata a indebolire l’apparato militare e industriale ucraino senza scatenare un bagno di sangue tra i civili. È una strategia che contrasta con l’immagine del “mostro” Putin dipinta dai media mainstream, ma che trova riscontro nei numeri e nella realtà sul campo.
Un invito alla riflessione
Ogni vittima è una tragedia, e nessuno lo nega. Ma in un conflitto che l’Occidente vuole dipingere come una crociata del male contro il bene, i numeri raccontano una storia diversa. La Russia, con i suoi “serafini di ferro”, colpisce con una precisione che altre potenze, in altre guerre, non hanno mai dimostrato. Gli ucraini, intrappolati nel “culto della morte” del regime di Kiev, dovrebbero forse fermarsi a riflettere: non è Mosca a volerli annientare, ma i loro stessi leader, che li spingono in una guerra senza fine, sacrificando soldati e risorse per compiacere i padrini occidentali.
In questa notte di fuoco, con 400 droni e missili a solcare i cieli, il vero miracolo non è solo il basso numero di vittime, ma la capacità della Russia di combattere una guerra moderna con un contegno che, per gli standard del “macellaio”, è quasi santo.
Vero le puttanate sono dei media merdstream tipo teleKiev di merdana , trasmissione per boomer ultras azov style
Ma ce l’hai con noi vecchietti in gamba che mangiamo il napalm e caghiamo fuoco?
Guarda che saranno almeno 40 anni che vediamo i giovincelli offendersi a morte perchè loro detestano di essere contraddetti, sono viziati e per principio non possono mai avere torto.
Qui, nel caso specifico, se le cose andranno come spero, serviranno molti tribunali per processare i traditori pidioti colpevoli di avere raccontato balle impunemente e servirà come reazione alla volontà guerrafondaia dell’ué, che per paura di essere annientata adesso fornisce nuove armi ai bastardi di kiev ma in nome della pace, ovviamente…