Suo figlio accoltellato, padre avvisa Prefetto: “Caccia al tunisino è iniziata”
Related Articles
Ora le toghe rosse, che anche a Ravenna non mancano, indagheranno lui come Articolo 52. Ma la rivolta sta montando. Potrebbe diventare rivoluzione.
**Padre Disperato Sfida lo Stato: “La Caccia all’Accoltellatore Tunisino è Iniziata, Voi Non Fate Nulla!”**
Ravenna, 16 luglio 2025 – Un padre esasperato ha deciso di prendere in mano la situazione dopo che suo figlio, un 17enne di nome Lorenzo, è stato accoltellato alla schiena ieri sera, in pieno centro, mentre difendeva la sorella da insulti e provocazioni. L’aggressore, un coetaneo tunisino con precedenti penali, è stato fermato dalla polizia dopo una fuga precipitosa, ma ciò che ha fatto scattare la rabbia di questo genitore è la decisione delle autorità di lasciarlo a piede libero, denunciandolo e riaffidandolo alla stessa comunità dove già risiedeva. Un insulto alla giustizia, un affronto a ogni senso di sicurezza per una famiglia che ora vive nel terrore.
Padre ragazzo accoltellato da stupratore tunisino recidivo avvisa il prefetto di Ravenna: “La caccia all’uomo è iniziata. Devo garantire l’incolumità di mio figlio minore”. Invece di arrestarlo è libero e in un centro accoglienza. pic.twitter.com/b0S6UqRa4B
— CriminImmigr*ti (@CriminImmigratl) July 16, 2025
In un video che sta circolando sui social, il padre lancia un appello disperato ma deciso: “Devo garantire l’incolumità di mio figlio minore. Le autorità non fanno nulla, quindi ci pensiamo noi. Ho iniziato la caccia a questo criminale e, se lo trovo, ci saranno conseguenze gravissime”. Parole forti, dettate da un padre che si sente abbandonato da uno Stato incapace di proteggere i suoi cittadini. E non è tutto: si apprende che lo stesso tunisino avrebbe accoltellato un altro ragazzo appena due giorni fa, un dettaglio che rende ancora più assurda la scelta di rimetterlo in libertà.
Questa vicenda è l’ennesima dimostrazione di un sistema al collasso, dove i criminali stranieri, spesso minorenni con trascorsi violenti, vengono trattati con guanti di velluto mentre le vittime sono lasciate sole a leccarsi le ferite. La denuncia a piede libero e il rientro in comunità non sono una punizione, ma un lasciapassare per ulteriori crimini. Lo Stato italiano, con le sue leggi blande e la sua burocrazia paralizzante, sembra più interessato a tutelare l’aggressore che a garantire la sicurezza di chi subisce. E quando un padre, esasperato, si vede costretto a prendere giustizia nelle proprie mani, non è un atto di ribellione, ma un grido di aiuto contro un’istituzione che ha fallito.
Lorenzo, ferito ma fuori pericolo, porta i segni di un’aggressione che poteva costargli la vita, e la sorella, umiliata dagli insulti, vive nel trauma. Eppure, lo Stato risponde con l’indifferenza, rimandando un delinquente con precedenti – e ora doppio accoltellatore – nella stessa struttura che non è riuscita a controllarlo. È inaccettabile. Questo padre ha ragione a ribellarsi: se le istituzioni non agiscono, se i magistrati preferiscono la carta alla sicurezza, allora è il momento che i cittadini si sveglino e pretendano un cambiamento. La caccia all’accoltellatore potrebbe essere il primo passo di una rivoluzione contro un sistema che lascia i suoi figli in balia dei criminali.
Let me tell You a sad story ! There are no comments yet, but You can be first one to comment this article.
Write a comment