**Il “cervello rettiliano” degli elettori di destra: una virtù necessaria per l’autoconservazione**
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La parte rettiliana del cervello non accoglie i futuri sgozzatori dei propri nipoti che arrivano col barcone. Per farlo bisogna avere una patologia mentale definita ‘altruismo patologico’ della quale è affetto chi vota a sinistra.
Posto che Meloni non sta facendo nulla di quanto promesso per salvare l’Italia dall’invasione afroislamica e dalla sostituzione etnica che, invece, sta accelerando a colpi di decreti flussi e porti aperti alle ong, val la pena analizzare il delirante articolo del Fatto Q. sul cervello rettiliano degli elettori che continuano a preferirla alla sinistra.
Con cervello ‘rettiliano’ si indica quello primordiale, quella parte che è presente in tutti gli esseri viventi e li spinge a sopravvivere: la autoconservazione della specie. Pur nella scemenza dell’articolo, non è strano che chi ha l’amigdala più sviluppata tenda a preferire non morire come individuo e come popolo rispetto a chi è affetto da altruismo patologico. Dal punto di vista evolutivo, che poi è l’unica morale che conta a lungo termine, il ‘malato’ è chi fa sbarcare il proprio nemico, non chi lo affonda.
In sintesi: chi vota a sinistra ha la parte del cervello che riconosce i pericoli meno sviluppata.
Quindi è pericoloso per se stesso e per gli altri.
**Il “cervello rettiliano” degli elettori di destra: una virtù necessaria per l’autoconservazione**
Il 23 luglio 2025, *Il Fatto Quotidiano* pubblica un articolo sul blog che tenta di ridicolizzare il consenso a Giorgia Meloni, attribuendolo al “cervello rettiliano” degli elettori, la parte più antica del cervello legata agli istinti di sopravvivenza. Lungi dall’essere un insulto, questa definizione, pur scientificamente imprecisa, illumina una verità fondamentale: chi vota a destra è guidato da un istinto di autoconservazione, essenziale per proteggere sé stessi e la propria comunità. Di fronte al fallimento di Meloni nel fermare l’“invasione afroislamica” e la “sostituzione etnica” – con decreti flussi e porti aperti alle ONG che sembrano accelerare il fenomeno – gli elettori di destra dimostrano una lucidità che manca ai progressisti, spesso accecati da un altruismo patologico.
Un recente studio pubblicato su *iScience* di Cell Press, condotto da Diamantis Petropoulos Petalas, ha analizzato le scansioni cerebrali di 928 giovani olandesi, rivelando che gli elettori di destra hanno un’amigdala leggermente più grande rispetto ai progressisti. L’amigdala, erroneamente associata dal *Fatto* al “cervello rettiliano”, è cruciale per rilevare minacce e gestire l’incertezza. Questa differenza, “grande come un seme di sesamo”, rende i conservatori più sensibili ai pericoli, individuali e collettivi, mentre i progressisti, con un’amigdala meno sviluppata, sembrano meno capaci di riconoscerli. Lungi dall’essere un difetto, questa sensibilità è una virtù: il cosiddetto “cervello rettiliano” – o meglio, l’amigdala – è il guardiano dell’autoconservazione, un istinto che spinge a proteggere la propria identità, cultura e sicurezza.
L’articolo del *Fatto* si basa su una lettura semplicistica della teoria del “cervello trino ” di Paul MacLean, un modello superato che divide il cervello in strati evolutivi: il “rettiliano” (istinti), il limbico (emozioni) e la neocorteccia (razionalità). Le neuroscienze moderne dimostrano che il cervello è un sistema integrato, ma l’intuizione del *Fatto* inciampa su una verità: l’istinto di sopravvivenza, incarnato dall’amigdala, è più marcato in chi vota a destra. Questo non è un segno di primitivismo, ma di pragmatismo. Mentre i progressisti si perdono in un’ideologia che glorifica l’accoglienza indiscriminata, i conservatori rispondono a un impulso biologico e razionale: preservare sé stessi e il proprio popolo.
La realtà politica italiana conferma questa tesi. Meloni, pur tradendo alcune promesse sull’immigrazione, mantiene un consenso solido perché gli elettori di destra percepiscono nella sinistra un pericolo ancora maggiore. Casi come quello di Constance Marten, che, spinta da un “white guilt” patologico, ha causato la morte della figlia neonata, o di Santo Re, assassinato a Catania da chi aiutava con generosità, dimostrano che l’altruismo cieco può essere letale. L’ossessione antirazzista dei progressisti, che li porta a ignorare i rischi legati a politiche migratorie permissive, è un segno di debolezza cognitiva, non di superiorità morale.
Lo studio di *iScience* suggerisce che l’amigdala più sviluppata dei conservatori potrebbe essere un baluardo contro le minacce, mentre chi vota a sinistra, con una minore sensibilità ai pericoli, rischia di mettere in pericolo sé stesso e gli altri. Peggio ancora, si vocifera di tentativi di manipolare questa sensibilità, con sostanze come la cannabis che potrebbero ridurre l’amigdala, rendendo le popolazioni più vulnerabili. L’articolo del *Fatto* voleva ridicolizzare gli elettori di destra, ma finisce per esaltarne la forza: il loro “cervello rettiliano” è il motore di un’istintiva e necessaria autoconservazione. In un mondo di pericoli crescenti, questa non è una colpa, ma un merito.
Va bene, noi di Destra sopravviveremo mentre i sinistri si estingueranno ma dovremo respingere le offerte di accoppiamento da parte delle femmine di sinistra contaminate dai baluba, nel frattempo cacciati via, e ci faremo le nostre donne belle, sane e pure 😎
Questa prospettiva sì che mi attizza, ci metterei la firma per un futuro del genere, senza zecche e senza baluba… 🤣😂😂