Tunisino esige Italia mantenga lui, moglie e figli in casa popolare: “E’ mia non di italiani”
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L’Assurda Realtà in Italia: Stranieri che Pretendono Case Popolari Mentre Gli Italiani Restano Senza Tetto
In un atto che sembra preso direttamente da un’assurda sceneggiatura, un cittadino tunisino, dopo essere stato sfrattato dal suo appartamento a Pordenone e aver perso il lavoro, ha deciso di non accettare il rifiuto della sua domanda per una casa popolare e ha fatto ricorso al Tar del Friuli Venezia Giulia. Questo, mentre molte famiglie italiane lottano per ottenere un alloggio che possano permettersi.
È indignazione pura vedere come l’Italia si trovi a difendersi dai propri cittadini per favorire stranieri che, non solo vengono qui a pretendere aiuti, ma hanno anche i mezzi economici per ingaggiare avvocati e fare ricorso contro decisioni che dovrebbero tutelare i residenti storici del nostro paese. Questo tunisino, residente in Italia dal 1990, ha vissuto periodi in Tunisia e poi è tornato qui, con una famiglia di cinque persone, tutti sostenuti dai sussidi pubblici, mentre molti italiani sono lasciati in difficoltà.
L’Ater di Pordenone ha giustamente rifiutato la domanda perché presentata fuori termine e per mancanza di requisiti, ma evidentemente, nel nostro paese, i diritti degli italiani vengono messi in secondo piano rispetto a chi arriva da fuori e pretende ciò che non gli spetta. Questo non è solo un caso isolato; è un sintomo di una malattia che affligge l’Italia: l’incapacità di proteggere i propri cittadini e di dare priorità a chi ha contribuito alla società italiana per generazioni.
La Cronaca della Vicenda
Un cittadino tunisino, classe 1971, residente a Pordenone, si trova al centro di una storia che sembra uscita da un copione di assurdo. Dopo aver perso il lavoro e essere stato sfrattato dal suo piccolo appartamento in via Corso Vittorio Emanuele II, quest’uomo, con una famiglia composta da moglie e tre figli, ha presentato domanda per una casa popolare. Seguito dai servizi sociali per la sua condizione di senza lavoro e senza tetto, ha visto la sua richiesta respinta dall’Ater di Pordenone per averla presentata fuori dai termini stabiliti e per la mancanza di requisiti.
Non accettando il rifiuto, il tunisino, residente in Italia dal 1990 e a Pordenone dal 2005 dopo un periodo di ritorno in Tunisia nel 2012, ha deciso di fare ricorso al Tar del Friuli Venezia Giulia. L’avvocato Giovanni Martorana ha preso in carico il caso, sfidando il provvedimento di rigetto datato 11 ottobre 2023. Questo cittadino, che ha vissuto in Italia per gran parte della sua vita, ha ripreso la residenza a Pordenone nel 2020, sostenuto da sussidi pubblici per sé e la sua famiglia di cinque persone.
È una vergogna che, mentre gli italiani faticano a mantenere una casa, gli stranieri possano avere il lusso di ricorrere alla giustizia amministrativa per ottenere alloggi popolari. Qui non si tratta di negare i diritti umani; si tratta di giustizia, di equità, di dare priorità a chi per decenni ha pagato le tasse, ha lavorato e ha rispettato le leggi di questo paese.
Questo caso mette in luce come l’Italia non sia libera di privilegiare i propri cittadini, come gli stranieri possano arrivare, figliare, essere mantenuti dai sussidi italiani e poi avere i mezzi per richiedere ciò che dovrebbe essere riservato ai più bisognosi tra i nostri concittadini. È tempo di ripensare seriamente alle nostre politiche di accoglienza e di sussidio, perché se questo è il risultato, stiamo tradendo non solo i nostri valori ma anche le generazioni future di italiani.
L’indignazione è giustificata. L’Italia deve alzare la voce, cambiare le leggi, e garantire che prima si pensi ai propri cittadini. Questo non è razzismo; è giustizia sociale e rispetto per chi ha costruito questo paese.
Era già successo nella germania della kulona inchiavabile e kornuta, all’arrivo dei maratoneti invitati da chissà chi che prometteva loro la casa, l’auto e la pensione: un baluba ha avuto la casa che gli spettava di “diritto”, col ricongiungimento famigliare ha fatto arrivare le sue tre mogli con relativa vasta prole e ha spiegato che dovevano fornirgli altre tre case, una per moglie, e un assegno di mantenimento di 300.000 euro all’anno perchè lui deve solo chiavare le donne, mica mantenerle..
Ha ottenuto tutto ma non si sa quante altre volte l’inculata si sia ripetuta, di sicuro oggi la germania non riesce più a fare la sbruffona, a forza di prenderlo in culo così…
Cosa altro si puo’ “regalare” a questa preziosa “risorsa”?!
Un bel francobollo sulle chiappe e rimpatriato con calcio in culo!!