Francamente contro l’Inno di Mameli: non parla di neri e gay 😂
Related Articles
Francesca Stiano e il Delirio Woke: L’Inno di Mameli Non È Abbastanza Inclusivo
L’ultima frontiera del fondamentalismo woke ha un nome: Francesca Stiano, alias Francamente, la ventottenne artista queer di Torino che di recente ha partecipato a “X Factor” e ha cantato l’inno nazionale alla finale di Coppa Italia di volley femminile. Ma cosa ha fatto? Ha trasformato un momento di celebrazione nazionale in una piattaforma per il suo dogma dell’inclusività, criticando l’Inno di Mameli per il suo linguaggio “non inclusivo”.
In un video pubblicato su Instagram, Francamente ha rivelato di aver pensato di cambiare il testo dell’inno per renderlo “più inclusivo”, trovando scandaloso l’uso di “fratelli d’Italia”. Dopo aver compreso che modificare l’inno sarebbe stato un atto di vilipendio alla bandiera, ha deciso comunque di accettare l’incarico, ma con un intento subdolo: “prendere uno spazio e cantare l’inno, che sì ha un linguaggio non inclusivo, ma farlo da donna queer e vestendo determinati colori per dare un messaggio molto chiaro”.
Ma quale messaggio? Che “le persone queer esistono, le persone transessuali esistono, le persone non binarie esistono e tutte queste persone non sono cittadini, cittadine, cittadinu di serie B, ma hanno pari doveri e soprattutto diritti di ogni italiano e italiana”. E aggiunge che “le persone nere esistono all’interno della comunità italiana e anche loro non sono cittadine di serie B”. Questo discorso non è solo ridicolo, ma anche offensivo per chi è morto per l’Italia.
Francamente ha poi parlato di una presunta stanchezza collettiva riguardo a razzismo e omofobia, suggerendo che l’Italia dovrebbe unificarsi sotto una “bandiera di pace e inclusività”. L’Inno di Mameli rappresenta un’unità storica e culturale, non un manifesto politico per le sue idee woke.
Non è la prima volta che Stiano cerca di imporre la sua demenziale visione del mondo. Ricordiamo la sua piazzata quando è stata eliminata da “X Factor”, accusando il programma di avere portato una sola donna, un’africana che poi ha vinto, in finale.
Questa ossessione per l’inclusività a tutti i costi, questo delirio woke, è sintomatico di una cultura che cerca di riscrivere la storia e la tradizione per adattarla a una visione ideologica ristretta. L’Italia non ha bisogno di “correggere” il suo inno per sentirsi inclusiva; ha bisogno di persone che rispettino la nostra cultura, la nostra storia, senza trasformare ogni evento in una lezione di attivismo politico.
Francesca Stiano, con il suo tentativo di sovvertire un simbolo nazionale per i suoi fini personali, dimostra quanto il wokeismo possa arrivare a distorcere la realtà, ignorando il vero significato dell’unità e della diversità che già esiste nel nostro paese.
ma perché la redazione di questo sito informativo dà spazio a questa nullità umana (anche brutta)?
Ma dai…ignoratela!
Concordo ma non posso esimermi dal proporre una cura a base di docce gelate fino allo sfinimento, per vedere se rinsavisce e si cerca un lavoro onesto…