Dorme in auto col cane mentre clandestini gozzovigliano in centro accoglienza
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C’è posto per 140mila fottuti clandestini nei centri accoglienza. Non c’è posto per gli italiani che vivono in auto con i loro cagnolini.
Alessandro Galvan: Italiano Costretto a Vivere in Auto, Mentre i Clandestini Trovano Posto nei Centri di Accoglienza
Alessandro Galvan, 61enne originario di Bassano del Grappa e residente in Trentino da 25 anni, è l’emblema di una storia che fa riflettere. Rimasta senza casa e senza lavoro, questa persona perbene, che per anni ha contribuito con le sue tasse al sistema italiano, si ritrova oggi a dormire in macchina insieme al suo inseparabile cane Max. Una situazione di estrema precarietà che stride con il trattamento riservato a molti clandestini, ospitati a scrocco in centri di accoglienza o addirittura in hotel, mantenuti con i soldi dei contribuenti – gli stessi soldi che Alessandro ha versato nel corso della sua vita lavorativa.
La vicenda di Alessandro ha toccato il cuore di molti. Qualche giorno fa, alcuni conoscenti hanno condiviso un annuncio sui social per chiedere aiuto in suo favore. La risposta della comunità non si è fatta attendere: c’è chi gli ha portato una coperta per il cane, chi lo ha contattato per sapere quali croccantini preferisse Max, chi gli ha offerto del cibo. “Tutto questo mi commuove”, ha dichiarato Alessandro, visibilmente grato per la solidarietà ricevuta. E non è tutto: pare che l’uomo abbia anche ricevuto alcune opportunità di colloqui lavorativi, un barlume di speranza in un momento così buio.
Eppure, la sua situazione rimane drammatica. I servizi sociali gli hanno proposto alcune soluzioni, come un posto in un dormitorio o la partecipazione a un progetto di co-housing, ma tutte prevedevano una condizione inaccettabile per Alessandro: separarsi dal suo cane Max, che per lui è molto più di un animale, è un compagno di vita. Un’altra opzione era dormire in una struttura che accetta animali, ma senza la garanzia di un pasto caldo. “Per ora, quindi, ho preferito starmene in macchina, dove ho trascorso le ultime notti”, ha raccontato con amarezza.
E qui emerge il paradosso che fa rabbia. Mentre Alessandro, cittadino italiano che ha sempre fatto la sua parte, è costretto a scegliere tra il freddo della sua auto e l’abbandono del suo cane, migliaia di clandestini vengono accolti in strutture finanziate dallo Stato, con vitto e alloggio garantiti. Strutture che spesso offrono condizioni ben diverse da quelle proposte a un uomo come lui, che dopo una vita di lavoro si ritrova senza nulla. È difficile non chiedersi: dove sta la giustizia in tutto questo? Le tasse pagate da Alessandro negli anni sono servite anche a mantenere chi oggi, arrivato illegalmente, vive in hotel o centri di accoglienza, mentre lui dorme al gelo, rifiutando di abbandonare il suo fedele Max.
La solidarietà della gente comune, per fortuna, sta dando un po’ di luce alla sua storia. Ma la domanda resta: perché un italiano come Alessandro deve contare solo sulla buona volontà di privati, mentre chi non ha alcun titolo per stare qui riceve tutto senza muovere un dito? La sua vicenda è un grido silenzioso contro un sistema che sembra aver dimenticato chi ha sempre rispettato le regole, lasciandolo solo a combattere per la propria dignità.
Non ha il cazzo nero e non defeca bolas di coca, quindi non interessa a nessuno: ecco la verità…