L’altro amico di Ramy fugge di nuovo da polizia e si schianta
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Purtroppo non è morto. Sarebbe stato un delinquente in meno.
Milano, non si ferma all’alt della polizia su uno scooter, tenta di fuggire per 3 km e poi si schianta contro un’auto in sosta: arrestato un 24enne clandestino marocchino con precedenti, “amico” di Farès Bouzidi e Ramy Elgalm
È accusato di resistenza a pubblico ufficiale e… pic.twitter.com/8WIp286V76
— Francesca Totolo (@fratotolo2) February 21, 2025
Il Fallimento dell’Integrazione: Gli Immigrati di Seconda Generazione e il Caso Ramy Elgaml
Milano, una città che un tempo era sinonimo di ordine e prosperità, si trova oggi ostaggio di una realtà che non possiamo più ignorare: l’integrazione degli immigrati di seconda generazione è un esperimento fallito, un’utopia che si scontra con la cruda verità dei fatti. L’ultimo episodio, ennesima conferma di questa deriva, vede un 24enne marocchino clandestino, con un curriculum di precedenti penali, protagonista di una fuga spericolata su uno scooter. Non si ferma all’alt della polizia, percorre 3 chilometri a tutta velocità, seminando il caos, per poi schiantarsi contro un’auto in sosta. Arrestato, viene trovato in possesso di chiavi alterate e grimaldelli, strumenti del mestiere di chi vive al confine della legalità. Ma c’è di più: questo individuo non è un caso isolato, è un “amico” di Farès Bouzidi e Ramy Elgaml, nomi che ormai risuonano come simboli di un problema che ci rifiutiamo di affrontare con la dovuta durezza.
Ramy Elgaml, 19enne egiziano, è morto lo scorso novembre dopo un inseguimento con i carabinieri: era sul retro di uno scooter guidato dal suo compare tunisino Bouzidi, anch’egli con precedenti per furto, rapina e spaccio. Non si fermarono al posto di blocco, sfrecciarono contromano per 8 chilometri, mettendo a rischio la vita di chiunque incrociasse il loro percorso, fino allo schianto fatale contro un muretto in via Ripamonti. Nel bauletto dello scooter? Una collanina d’oro rubata, droga, 2.000 euro in contanti e un coltello. Questa non è la storia di un “bravo ragazzo” vittima delle circostanze, come certa retorica buonista vorrebbe farci credere. È la storia di un giovane cresciuto in Italia, figlio di immigrati, che ha scelto la strada della criminalità, proprio come il suo amico Bouzidi e ora questo 24enne marocchino. Tre nomi, tre origini diverse, un unico copione: disprezzo per la legge, arroganza verso le autorità e un senso di impunità che sembra essere il vero tratto distintivo di questa generazione.
Gli immigrati di seconda generazione, quelli che sarebbero dovuti essere il fiore all’occhiello dell’integrazione, si rivelano troppo spesso una spina nel fianco della società italiana. Nati o cresciuti qui, educati nelle nostre scuole, con accesso a opportunità che i loro genitori potevano solo sognare, eppure scelgono di rigettare tutto questo per abbracciare una vita di illegalità. Non è un caso isolato, non è “sfortuna”: è un pattern. Il 24enne marocchino arrestato oggi non è diverso da Ramy o da Bouzidi. Stesso atteggiamento, stessi reati, stessa rete di complicità. Sono tutti uguali, uniti da un filo rosso che attraversa le periferie delle nostre città: il rifiuto di accettare le regole, la tendenza a vivere come parassiti in un Paese che li ha accolti, e la sfacciataggine di chi si sente intoccabile.
E mentre le strade di Milano si trasformano in un Far West, le istituzioni continuano a gingillarsi con chiacchiere politically correct, timorose di chiamare le cose con il loro nome. Quanti inseguimenti, quanti incidenti, quante vite messe a rischio dovremo ancora sopportare prima di dire basta? Il caso di Ramy Elgaml non è stato una tragedia isolata, ma un campanello d’allarme che abbiamo ignorato. Oggi, con questo nuovo episodio, la storia si ripete: un altro giovane, un altro scooter, un’altra fuga. E sempre lo stesso profilo: immigrato di seconda generazione, precedenti penali, amicizie sospette. Non è più tollerabile.
È ora di smettere di giustificare, di minimizzare, di cercare scuse. L’Italia non può essere un terreno di conquista per chi arriva qui e poi ci sputa sopra. Servono misure durissime: espulsioni immediate per chi delinque, controlli ferrei, e un messaggio chiaro: chi non rispetta le nostre leggi non ha posto tra noi. Ramy, Bouzidi, il 24enne marocchino di oggi – non sono eccezioni, sono la regola di un sistema che abbiamo lasciato marcire. Se non agiamo ora, Milano, e con lei l’Italia, sarà condannata a un futuro di caos e insicurezza. Svegliamoci, prima che sia troppo tardi.
Stavolta sarà colpa dell’auto in sosta presumo