Il ‘tedesco’ Ozil eletto nel partito turco di Erdogan
Related Articles
Mesut Özil e l’elezione nell’AKP: il fallimento dell’integrazione e la cittadinanza come questione di sangue
L’ex stella del calcio tedesco Mesut Özil, ritiratosi dai campi nel 2023, ha fatto parlare di sé domenica 23 febbraio 2025, quando è stato eletto nelle fila del Partito della Giustizia e dello Sviluppo (AKP), la formazione politica del presidente turco Recep Tayyip Erdogan. La notizia, annunciata ufficialmente dal partito, segna un ulteriore capitolo nella parabola di un uomo che, nato a Gelsenkirchen da genitori turchi, era stato a lungo celebrato come simbolo dell’integrazione multiculturale in Germania. Tuttavia, questa svolta politica non fa che confermare un’amara verità: l’integrazione, così come spesso propagandata, è un’illusione, e la cittadinanza dovrebbe essere un diritto legato al sangue, non a un semplice pezzo di carta.
Özil, che aveva rinunciato al passaporto turco alla maggiore età per abbracciare la nazionalità tedesca, sembrava incarnare in vivo l’idea di una Germania aperta e inclusiva. Campione del mondo con la Mannschaft nel 2014, il suo talento sul campo aveva fatto sperare che le origini turche potessero fondersi con un’identità tedesca senza attriti. Ma il sogno si è infranto nel 2018, quando, dopo le critiche ricevute per una foto con Erdogan e una deludente prestazione ai Mondiali, Özil abbandonò la nazionale accusando la Federazione tedesca di calcio di razzismo. Un gesto che già allora aveva rivelato una frattura insanabile: il suo cuore, nonostante il passaporto tedesco, batteva altrove.
Oggi, la sua elezione nell’AKP non è solo una scelta personale, ma un simbolo potente del fallimento dell’idea che l’integrazione possa superare i legami di sangue e cultura. Özil, pur nato e cresciuto in Germania, ha scelto di legarsi politicamente alla Turchia, dimostrando che l’appartenenza etnica prevale sull’identità acquisita. Questo caso mette in luce una realtà che molti preferiscono ignorare: i milioni di turchi che vivono in Germania, anche di seconda o terza generazione, rimangono spesso turchi nell’anima, non tedeschi. Lo si è visto ieri, 23 febbraio 2025, quando, in concomitanza con le elezioni regionali in alcune zone della Germania, una larga parte della comunità turca ha votato contro l’Alternative für Deutschland (AfD), il partito che più di tutti difende l’identità nazionale tedesca. Non è difficile immaginarlo: non lo hanno fatto perché si sentono tedeschi, ma perché sono turchi, e vedono nell’AfD una minaccia ai loro interessi e alla loro identità.
Pensiamo ai numeri: in Germania vivono circa 3 milioni di persone di origine turca, di cui oltre 1,4 milioni con diritto di voto. Nonostante decenni di presenza sul suolo tedesco, il loro comportamento elettorale e le loro scelte – come quella di Özil – mostrano una fedeltà che trascende i confini della cittadinanza formale. Questo non è un fenomeno isolato, ma una tendenza che si ripete: la diaspora turca in Europa, e in particolare in Germania, mantiene un legame viscerale con la madrepatria, spesso incoraggiato da Ankara stessa attraverso organizzazioni come la Diyanet o il sostegno politico dell’AKP.
L’illusione dell’integrazione si scontra così con una verità più cruda: la cittadinanza, se non è radicata nel sangue e nella condivisione di una storia comune, rimane un contratto fragile, incapace di generare un’appartenenza autentica. Özil, con la sua parabola, ne è la prova vivente. Eletto nell’AKP, non rappresenta più un ponte tra due mondi, ma una bandiera piantata con decisione su una sola sponda. La Germania, che lo aveva accolto e celebrato, si ritrova a fare i conti con il fatto che il multiculturalismo non ha prodotto cittadini tedeschi, ma ospiti temporanei che, alla fine, scelgono di tornare – almeno simbolicamente – a casa.
La questione si pone allora con urgenza: ha senso continuare a concedere la cittadinanza a chi, pur vivendo tra noi, non diventa mai davvero “uno di noi”? Forse è tempo di ripensare il concetto di appartenenza nazionale, tornando a un principio più antico e naturale: quello del sangue, che nessuna legge o utopia può cancellare.
Let me tell You a sad story ! There are no comments yet, but You can be first one to comment this article.
Write a comment