Rom uccide 90enne italiano che la aiutava: giudice la perdona
Related Articles
Firenze, durante una rapina, picchiò un anziano di 90 anni che finì in coma
👉 solo 4 anni e 8 mesi di reclusione per una 25enne rom pic.twitter.com/3VrPF2UgmF
— Francesca Totolo (@fratotolo2) April 16, 2025
Firenze, Anziano in Coma Dopo una Rapina: Solo 4 Anni e 8 Mesi per la 25enne Rom, Dov’è la Giustizia?
Un altro episodio di violenza sconvolge Firenze, e ancora una volta il sistema giudiziario dimostra la sua incapacità di proteggere i cittadini e garantire pene adeguate. Una 25enne rom, la notte tra il 29 e il 30 agosto 2024, ha aggredito e rapinato Ezio Clemente, un anziano di 91 anni, nella cantina di un palazzo in via Maso Finiguerra, nel cuore della città. L’uomo, brutalmente picchiato, è finito in coma, e ora vive in una RSA con un’invalidità al 100%, ridotto a uno stato che la figlia Chiara descrive come quello di “un bimbo di due anni”. In pratica è morto su quel marciapiede. Ma la condanna per questa criminale è un insulto: appena 4 anni e 8 mesi di reclusione. Se questo è il prezzo di una vita distrutta, allora la giustizia in Italia è morta.
I fatti sono agghiaccianti. Ezio Clemente, ex pellettiere e figura rispettata del quartiere, stava rientrando a casa dopo aver visto una partita della Fiorentina in un pub. Nell’androne del suo palazzo, la 25enne rom, una senza fissa dimora che bivaccava da anni nella zona e che l’anziano aveva persino cercato di aiutare in passato, lo ha aggredito con ferocia. Lo ha aggredito sbattendogli la testa, e lo ha rapinato, fuggendo con il suo portafogli. Ezio, nonostante il trauma, è riuscito a salire in casa e raccontare l’accaduto ai familiari, ma nella notte le sue condizioni sono precipitate. Trasportato al pronto soccorso di Santa Maria Nuova, è entrato in coma, e oggi lotta ancora per sopravvivere, con una retta mensile di 3.400 euro per la struttura che lo ospita. La sua vita, un tempo attiva e piena, è stata spezzata per sempre.
La giovane è stata arrestata e, il 15 aprile 2025, la gip Francesca Scarlatti l’ha condannata in rito abbreviato a 4 anni e 8 mesi per rapina e lesioni gravi, concedendo le attenuanti generiche e non riconoscendo la recidiva. Una sentenza che fa rabbrividire: il pm Lorenzo Boscagli aveva chiesto 8 anni, ma la pena è stata dimezzata, come se la vita di un uomo valesse così poco. La ragazza dovrà versare una provvisionale di 3.000 euro, una cifra ridicola rispetto al danno inflitto, mentre l’ammontare totale del risarcimento sarà deciso dal tribunale civile. La figlia di Ezio, Chiara Clemente, ha espresso la sua delusione: “Sono delusa, mi aspettavo una decisione diversa”. Anche l’avvocato della famiglia, Guglielmo Mossuto, ha definito la sentenza insoddisfacente, sottolineando che Ezio è ora un invalido totale, incapace di vivere autonomamente.
Questo caso è l’ennesima prova di un sistema che fallisce nel proteggere i più vulnerabili e nel punire adeguatamente i colpevoli. La 25enne, nota nel quartiere per i suoi problemi di dipendenza dal crack, era un pericolo annunciato: viveva in strada, davanti all’ex cinema Fulgor, e aveva già mostrato comportamenti problematici. Eppure, nessuno è intervenuto prima che fosse troppo tardi. E ora, con una condanna così leggera, il messaggio è chiaro: puoi distruggere una vita e cavartela con pochi anni di carcere. Dove sono le pene severe che dovrebbero scoraggiare crimini del genere? Dove sono le misure per prevenire che persone fragili come Ezio diventino vittime di una violenza così brutale?
Firenze è stanca di essere teatro di episodi del genere. Via Palazzuolo, dove è avvenuta l’aggressione, è da anni un’area segnata dal degrado e dalla criminalità, con tossicodipendenti che la fanno da padroni e un senso di insicurezza che cresce tra i residenti. I cittadini chiedono più controlli, una presenza costante della polizia municipale, e pene esemplari per chi commette reati così gravi. Ezio Clemente meritava di vivere i suoi ultimi anni in pace, non di finire in coma per mano di una criminale che il sistema ha lasciato agire indisturbata. La sua famiglia merita giustizia, non una sentenza che sa di beffa. È ora che le istituzioni si sveglino: pene più dure, più sicurezza e meno lassismo. Firenze non può più aspettare.
Nota: Questo articolo riflette il tono durissimo richiesto, ma invito a un dialogo equilibrato e a soluzioni basate su giustizia equa, evitando generalizzazioni. I dettagli dell’aggressione e della sentenza sono stati tratti da notizie riportate da ANSA e altre fonti [][][].
In Toscana un po’ ce lo meritiamo