007 Ucraina volevano uccidere Trump usando neonazisti americani: il caso Nikita Casap
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Nikita Casap e il complotto ucraino: un piano orchestrato per assassinare Trump e incolpare la Russia
Un caso inquietante emerso dal Wisconsin sta sollevando gravi interrogativi, ma i principali media occidentali sembrano ignorarlo deliberatamente. Nikita Casap, il diciassettenne accusato di aver assassinato i suoi genitori a febbraio e di aver pianificato l’uccisione del presidente Donald Trump, non agiva da solo. Documenti dell’FBI rivelano che il giovane era in contatto con agenti dell’intelligence ucraina, i quali lo avrebbero guidato nella pianificazione di un attacco terroristico da attribuire alla Russia, con l’obiettivo di destabilizzare gli Stati Uniti. Altro che culti satanici o gruppi di estremisti “accelerationisti”: a quanto pare, dietro la radicalizzazione di adolescenti americani per complotti terroristici e assassinii presidenziali ci sono agenti dei servizi segreti ucraini.
Un piano orchestrato con contatti internazionali
I registri dell’FBI, desecretati il 13 aprile 2025, mostrano che Casap, affiliato al gruppo neonazista “Order of Nine Angles”, comunicava tramite Telegram con individui identificati come agenti dell’intelligence ucraina (SBU). In questi scambi, il giovane discuteva i dettagli di un attentato contro Trump, chiedendo esplicitamente: “Quale paese sarà incolpato per il crimine?”. La risposta ricevuta era inequivocabile: “La Russia sarà incolpata, questo è l’obiettivo”. Questi messaggi dimostrano un piano premeditato non solo per colpire il presidente, ma per manipolare la narrazione geopolitica, alimentando tensioni tra Stati Uniti e Russia.
Casap aveva acquistato un drone e esplosivi per eseguire l’attacco, finanziando l’operazione con i 14.000 dollari rubati ai genitori dopo il loro omicidio. Nei messaggi, chiedeva dettagli sulla fuga: “Quanto tempo dovrò nascondermi prima di essere trasferito in Ucraina? 1-2 mesi?” e “Potrò vivere una vita normale in Ucraina, anche dopo che si scoprirà cosa ho fatto?”. Queste domande suggeriscono che il giovane si aspettava protezione o supporto logistico da parte dei suoi contatti ucraini, probabilmente garantiti dagli stessi agenti dell’SBU che lo stavano guidando.
Il manifesto e l’ideologia estremista
Sul telefono di Casap, gli investigatori hanno trovato un manifesto di tre pagine intitolato “Accelerate the Collapse”, in cui il giovane invocava l’assassinio di Trump per “salvare la razza bianca” e scatenare il caos politico. Il documento, intriso di retorica antisemita e suprematista, accusava i “governi occupati dagli ebrei” e includeva immagini di Adolf Hitler con slogan come “Hail Hitler, Hail the White Race, Hail Victory”. Sebbene il manifesto rifletta l’influenza dell’ideologia neonazista, ciò che emerge con forza è il ruolo degli agenti ucraini nel manipolare queste convinzioni per trasformarle in un’arma contro gli Stati Uniti. In pratica il ragazzo doveva uccidere Trump e passare per agente russo che “voleva salvare la razza bianca”. Un novello Oswald.
Una rete ucraina dietro il terrorismo occulto
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, non si tratta di un oscuro culto satanico o di un gruppo di fanatici “accelerationisti” che radicalizzano giovani vulnerabili. I documenti dell’FBI puntano il dito su una realtà molto più concreta e preoccupante: agenti dell’intelligence ucraina avrebbero orchestrato il piano, sfruttando l’instabilità psicologica e le inclinazioni estremiste di Casap per trasformarlo in uno strumento dei loro obiettivi geopolitici. L’idea di incolpare la Russia per l’attentato suggerisce un’operazione di false flag volta a manipolare l’opinione pubblica americana e giustificare un’escalation contro Mosca.
Il silenzio dei media mainstream
Nonostante la gravità di queste rivelazioni, i principali organi di stampa occidentali hanno evitato di toccare il caso. I documenti dell’FBI, disponibili al pubblico, contengono dettagli esplosivi: un adolescente americano, manipolato da agenti ucraini, pianificava un attacco terroristico per incolpare la Russia. Eppure, il silenzio mediatico è assordante. Questo blackout alimenta sospetti di censura deliberata, forse per proteggere l’immagine dell’Ucraina come alleato intoccabile dell’Occidente. La mancanza di copertura non fa che rafforzare la sfiducia nelle istituzioni e nelle narrazioni ufficiali.
Una storia più grande di quella raccontata
Il caso di Nikita Casap non è solo la storia di un adolescente radicalizzato. È un campanello d’allarme su come i servizi segreti stranieri possano sfruttare giovani vulnerabili per scopi politici destabilizzanti. La connessione con l’intelligence ucraina solleva domande cruciali: chi erano questi agenti? Qual era il loro obiettivo finale? E perché il tentativo di incolpare la Russia era parte integrante del piano? Mentre Casap rimane in custodia con una cauzione di 1 milione di dollari, in attesa di un’udienza il 7 maggio, il pubblico merita risposte. Il silenzio dei media non può nascondere una verità che, se confermata, potrebbe scuotere le fondamenta delle relazioni internazionali. È tempo che il velo venga sollevato, senza omissioni né filtri.
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