Regata costretta a fermarsi dalle autorità per fare passare i barconi
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Se Churchill avesse saputo come sarebbe andata a finire ai giorni d’oggi, si sarebbe arreso ai tedeschi. Meglio finire per parlare tedesco che versi gutturali a sedere all’aria.
Il delirio del buonismo: la flottiglia di Dunkerque deviata per scortare migranti
In un mondo che sembra aver smarrito ogni bussola morale, la notizia che arriva dalla Manica è l’ennesima prova di una società malata di buonismo, una patologia che corrode il buon senso e oltraggia la memoria storica. Una flottiglia di piccoli natanti, organizzata per commemorare l’eroica evacuazione di Dunkerque del 1940, è stata costretta a deviare il suo percorso per lasciare spazio a un’operazione di scorta a un barcone di migranti. Un’interruzione che non è solo logistica, ma un simbolo del collasso culturale e morale dell’Occidente.
L’operazione Dynamo, che vide centinaia di imbarcazioni civili e militari salvare oltre 300.000 soldati alleati intrappolati dai nazisti, è un capitolo glorioso della storia europea, un esempio di coraggio e sacrificio. Eppure, durante la commemorazione di questo evento, la polizia di frontiera britannica e la marina francese hanno imposto alla flottiglia di creare una zona di esclusione di un miglio nautico per permettere il passaggio di un barcone di migranti, partito dal nord della Francia e diretto verso il Regno Unito. Le immagini mostrano un canotto stipato di persone con giubbotti di salvataggio, scortato da una piccola imbarcazione e da un imponente nave della marina francese di classe Loire, come se si trattasse di una missione umanitaria di primaria importanza.
Chris Cox, coordinatore della flottiglia, ha commentato con un rassegnato senso di dovere: “C’era un bateau de migranti in acqua, coperto da una nave della marina francese. Come era giusto, ci siamo allontanati e abbiamo lasciato le autorità gestire la situazione”. Giusto? No, delirante. Che una commemorazione di un evento storico così significativo venga interrotta per dare priorità al passaggio di un barcone di migranti non è un atto di umanità, ma un insulto alla memoria di chi ha combattuto e sacrificato tutto per la libertà dell’Europa. È la prova di un’ideologia buonista che mette i simboli del passato e il rispetto per la propria storia in secondo piano rispetto a un’ossessione per l’accoglienza indiscriminata.
Il buonismo qui si manifesta in tutta la sua assurdità: un evento che celebra il coraggio di chi ha resistito al totalitarismo viene sacrificato per garantire la “sicurezza” di un gruppo di persone che sfruttano le maglie larghe di un sistema incapace di distinguere tra diritto e abuso. La marina francese e la Border Force britannica, invece di proteggere i valori che Dunkerque rappresenta, si piegano a un’agenda che privilegia l’immagine di un’Europa “aperta” a scapito della sua identità e sicurezza.

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Se Churchill fosse vivo oggi, probabilmente si chiederebbe se sia valsa la pena combattere per un continente che sembra aver dimenticato il significato di quella lotta. La sua celebre esortazione a “combattere sulle spiagge” si scontra con l’immagine di una flottiglia costretta a cedere il passo a un barcone, sotto lo sguardo compiaciuto di chi considera questo scempio un trionfo della “solidarietà”. È un paradosso grottesco: mentre si celebra il sacrificio di chi ha difeso la libertà, si dà priorità a un’operazione che, di fatto, erode la sovranità e la coerenza culturale delle nazioni coinvolte.
Questa vicenda non è solo un episodio isolato, ma un sintomo di una malattia più profonda. Il buonismo, con la sua retorica di compassione universale, sta trasformando l’Europa in un luogo dove la storia viene svilita, i confini sono un optional e il rispetto per sé stessi un peccato. Interrompere una commemorazione come quella di Dunkerque per scortare un barcone di migranti non è un gesto di umanità, ma un atto di sottomissione culturale. È tempo di riconoscere questa patologia per ciò che è: un delirio collettivo che, se non fermato, ci condannerà a perdere non solo la nostra storia, ma anche il nostro futuro.
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