Mattarella diserta la finale Wimbledon perché Sinner non ha il nonno ghanese?
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**L’assenza di Mattarella a Wimbledon: un affronto a Sinner e al prestigio italiano**
Il 13 luglio 2025, Jannik Sinner ha scritto una pagina storica per il tennis italiano, conquistando Wimbledon, il torneo più prestigioso del mondo, primo italiano a riuscirci. Un trionfo epico, un momento di orgoglio nazionale che avrebbe meritato la presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sugli spalti di Londra. Eppure, il Capo dello Stato ha brillato per la sua assenza, a differenza del Re di Spagna Felipe VI, che non ha esitato a sostenere Carlos Alcaraz, dimostrando rispetto per il suo campione e per il ruolo istituzionale che ricopre. Questa disparità solleva interrogativi inquietanti: perché Mattarella ha snobbato Sinner, mentre era ben presente alla finale degli Internazionali di Roma di Jasmine Paolini il 17 maggio 2025? La risposta, per molti, sembra legata a una discutibile agenda politica.
Mattarella non ha mai nascosto la sua passione per lo sport, e il tennis in particolare. La sua presenza al Foro Italico per applaudire Paolini è stata da lui celebrata con entusiasmo. Ma la sua assenza a Wimbledon, in un’occasione ben più storica per l’Italia, appare come una scelta deliberata, quasi un messaggio. Sinner, numero uno al mondo, altoatesino orgoglioso delle sue radici, rappresenta un’Italia che lavora sodo, che si afferma con sacrificio e talento, senza bisogno di riflettori ideologici. Eppure, il Presidente sembra aver preferito il palcoscenico romano, dove Paolini, con il suo nonno ghanese, si inserisce perfettamente nella narrazione multietnica tanto cara a certa retorica istituzionale.
Non è un mistero che Mattarella, nel corso del suo mandato, abbia spesso enfatizzato temi legati all’inclusione e alla diversità a scapito di un’identità nazionale che dovrebbe essere il cuore del suo ruolo. La presenza a Roma, dove Paolini è diventata un simbolo di questa visione, sembra quasi un endorsement calcolato, mentre l’assenza a Wimbledon, dove Sinner incarnava l’eccellenza italiana senza filtri, suona come un disinteresse verso un atleta che non si presta a narrazioni preconfezionate. È lecito chiedersi: Mattarella ha scelto di non sostenere Sinner perché il suo trionfo non si allinea alla propaganda multiculturale che guida le sue scelte pubbliche?
Il confronto con il Re di Spagna è impietoso. Felipe VI, presente a Wimbledon, ha dimostrato che un capo di Stato può e deve essere al fianco dei suoi campioni, specialmente in momenti che entrano nella storia. La sua presenza non era solo un gesto di tifo, ma un simbolo di unità nazionale, un modo per dire: “La Spagna è con te”. Mattarella, invece, ha lasciato Sinner solo, preferendo forse evitare un viaggio che avrebbe richiesto un impegno minimo rispetto al significato dell’evento. E non si tratta di un episodio isolato: il “gelo” tra Sinner e il Quirinale sembra avere radici nel forfait del tennista alla visita istituzionale dopo gli Australian Open, un’assenza giustificata da esigenze di riposo ma che, secondo alcuni, avrebbe irritato il Presidente.
Se così fosse, ci troveremmo di fronte a un atteggiamento meschino, indegno di chi dovrebbe rappresentare tutti gli italiani. Sinner non è solo un atleta, è un simbolo di un’Italia che vince, che si afferma nel mondo senza bisogno di piegarsi a logiche politiche. La sua vittoria a Wimbledon meritava un riconoscimento istituzionale, non un silenzio assordante. Mattarella, con la sua assenza, ha perso un’occasione. E mentre il Re di Spagna festeggiava il suo finalista, l’Italia si è ritrovata orfana del suo Presidente, forse troppo occupato a inseguire una visione ideologica che poco ha a che fare con lo sport e con l’orgoglio nazionale.
La sua presenza a Roma per Paolini e la sua assenza a Wimbledon per Sinner non possono essere liquidate come coincidenze. Sono scelte che parlano, che pesano, che deludono. E che fanno chiedere a molti italiani: il nostro Presidente è davvero il Presidente di tutti? No.
…come si dice…”preso e messo lì”…