Premio Italia-Israele a Salvini: alla sinistra pro-maranza gli ebrei piacciono solo morti

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By V luglio 22, 2025 16:34

Premio Italia-Israele a Salvini: alla sinistra pro-maranza gli ebrei piacciono solo morti

**Salvini riceve il premio Italia-Israele: un riconoscimento che scuote l’ipocrisia politica**

Matteo Salvini, leader della Lega, ha ricevuto il prestigioso premio Italia-Israele, un riconoscimento assegnato per il suo impegno nel rafforzare i legami tra i due Paesi e per il suo sostegno alla causa israeliana. Un evento che, come prevedibile, ha scatenato reazioni viscerali nel panorama politico italiano, in particolare tra quei partiti e movimenti che, per decenni, hanno costruito la propria narrazione su una presunta superiorità morale, spesso strumentalizzando la Shoah per fini elettorali. La loro indignazione, però, rivela una contraddizione tanto evidente quanto scomoda: sembrano tollerare gli ebrei solo quando sono vittime passive della storia, ma non quando incarnano una nazione forte, che lotta per la propria sopravvivenza.

### Il premio e il contesto
Il premio Italia-Israele, conferito a Salvini durante una cerimonia ufficiale, è un riconoscimento che celebra chi si distingue nel promuovere relazioni diplomatiche, economiche e culturali tra Roma e Gerusalemme. La scelta di premiare il leader leghista non è casuale: sotto la sua guida, la Lega si è distinta per una linea di sostegno chiaro a Israele, in un momento in cui il Medio Oriente rimane un teatro di tensioni geopolitiche. Salvini ha più volte espresso solidarietà al popolo israeliano, difendendo il diritto dello Stato ebraico di esistere e proteggersi, anche di fronte alle critiche internazionali.

Questa posizione, tuttavia, non è stata accolta con favore da una parte della sinistra italiana e da quei movimenti che si autoproclamano paladini dei diritti umani, ma che spesso scivolano in un antisionismo che sfiora l’antisemitismo. La reazione al premio è stata immediata: comunicati stampa al vetriolo, post indignati sui social e accuse di ogni tipo, da “filo-sionismo” a “tradimento dei valori antifascisti”. Ma dietro questa retorica si nasconde un disagio più profondo, che merita di essere analizzato.

### L’ipocrisia di chi strumentalizza la Shoah
Per decenni, la memoria della Shoah è stata un pilastro della retorica politica di certi partiti, usata come arma per accusare gli avversari di ogni nefandezza. La tragedia dell’Olocausto, uno degli orrori più grandi della storia umana, è stata spesso ridotta a un simbolo da brandire in comizi e dibattiti, senza un reale approfondimento o rispetto per la complessità della storia ebraica. Ma quando si tratta di sostenere Israele, uno Stato nato dalle ceneri di quella tragedia per garantire agli ebrei un rifugio sicuro, le stesse voci che strumentalizzano le vittime della Shoah si fanno silenziose o, peggio, ostili.

Questa contraddizione non è nuova. Molti di coloro che si riempiono la bocca di slogan contro l’antisemitismo sembrano provare un fastidio viscerale di fronte a un Israele che non si limita a commemorare i propri morti, ma che combatte attivamente per la propria esistenza. Gli ebrei, per questi critici, sono accettabili solo come simbolo di sofferenza, come martiri da compatire. Un popolo che si organizza, che si difende, che costruisce una nazione moderna e tecnologicamente avanzata, sembra invece disturbare la loro narrazione preconfezionata.

### La reazione dei “maranza” della politica
L’indignazione per il premio a Salvini è emblematica di questa mentalità. I partiti che si sono scagliati contro di lui – spesso gli stessi che si ergono a difensori della memoria ebraica – non hanno mai nascosto il loro disagio verso le posizioni pro-Israele. Non si tratta solo di critiche legittime alla politica di uno Stato, che possono e devono esistere in un dibattito democratico. Qui si parla di un riflesso quasi pavloviano: ogni gesto di vicinanza a Israele viene letto come una provocazione, un tradimento di non si sa bene quale ideale. E il termine “maranza”, gergale e sprezzante, sembra calzare a pennello per descrivere l’atteggiamento di chi si agita rumorosamente senza mai offrire un’analisi coerente o costruttiva.

Questi critici, che si definiscono progressisti, non si interrogano mai sul perché il loro antifascismo dichiarato si trasformi così facilmente in un’antipatia verso l’unico Stato democratico del Medio Oriente. Non si chiedono perché il loro sostegno alla causa palestinese – legittimo, in astratto – debba tradursi in un rifiuto totale di riconoscere il diritto di Israele a difendersi. È più comodo indignarsi per un premio a Salvini che affrontare le complessità di un conflitto che non si risolve con slogan o hashtag.

### Salvini e il coraggio di una posizione scomoda
In questo contesto, il premio a Salvini assume un significato ancora più grande. Non si tratta solo di un riconoscimento personale, ma di un segnale che l’Italia, o almeno una sua parte, non intende piegarsi al conformismo anti-israeliano che domina certi ambienti politici e mediatici. Salvini ha avuto il coraggio di prendere una posizione chiara in un’epoca in cui il politicamente corretto spesso soffoca il dibattito. E questo, per i suoi detrattori, è imperdonabile.

La verità è che il premio Italia-Israele non è solo un onore per Salvini, ma un’occasione per smascherare l’ipocrisia di chi, per convenienza o superficialità, preferisce gli ebrei come simbolo di sofferenza piuttosto che come popolo vivo, combattivo e orgoglioso. La storia ebraica non si esaurisce nella Shoah, e Israele ne è la prova vivente. Chi si scandalizza per questo premio farebbe bene a riflettere su cosa davvero lo infastorisca: non è Salvini, ma il coraggio di chi non si piega alla loro narrazione.

### Conclusione

Il premio Italia-Israele a Matteo Salvini ha aperto un vaso di Pandora, rivelando le contraddizioni di una certa politica italiana che si nutre di slogan ma rifugge la complessità. La memoria della Shoah merita rispetto, non strumentalizzazione. E il sostegno a Israele, come quello dimostrato da Salvini, non è un tradimento dei valori democratici, ma un atto di coerenza con chi crede che ogni popolo abbia il diritto di difendere la propria esistenza. I “maranza” della politica possono continuare a gridare al vento, ma la storia, come sempre, andrà avanti senza chiedere il loro permesso.

Israele combatte i nostri stessi nemici. Gli stessi che noi, invece, facciamo entrare e che poi riducono le nostre città a piccole Gaza. Il presente di Israele è il nostro futuro se non fermiamo l’immigrazione islamica regolare.

Premio Italia-Israele a Salvini: alla sinistra pro-maranza gli ebrei piacciono solo morti ultima modifica: 2025-07-22T16:34:23+00:00 da V
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