Von der Leyen firma la resa: UE accetta dazi al 15% sulle merci italiane
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Come sempre in questi tre anni, il nostro premier ha tradito il suo dovere: avrebbe avuto la possibilità di dimostrare la piena sovranità italiana trattando direttamente con Trump, invece ha scelto la strada più comoda. Non è un vero leader, segue la corrente come tutte le trote. E le trote finiscono sempre male.
**Dazi, la resa umiliante dell’UE: l’accordo al 15% con gli Usa segna la sconfitta di Bruxelles**
Il 27 luglio 2025, è stata siglata la resa definitiva dell’Unione Europea in materia di dazi, con un accordo tra Donald Trump e Ursula von der Leyen che fissa tariffe al 15% su una vasta gamma di beni industriali e agricoli. Trump esulta, definendo l’intesa “un passo verso unità e amicizia”, mentre von der Leyen, con un sorriso forzato, la spaccia come “l’accordo commerciale più grande mai raggiunto”. Ma dietro le parole trionfali si nasconde una disfatta: l’UE, incapace di negoziare con forza, si è piegata alle pressioni americane, lasciando l’Italia e gli altri Paesi membri in balia di un compromesso che li penalizza. E per acciaio e alluminio, le tariffe restano al 50%, un duro colpo per le nostre industrie.
Questo accordo è la prova schiacciante dell’inettitudine di Bruxelles. Dopo mesi di stallo, con Trump che aveva minacciato dazi del 30% dal 1° agosto (annunciati il 10 luglio), l’UE ha ceduto, accettando un’aliquota del 15% che soddisfa Washington ma ignora le esigenze dei suoi membri. L’Italia, con un surplus commerciale di 42,1 miliardi di euro con gli Usa nel 2023 (dati Eurostat) e un export di 67,3 miliardi a rischio, vede i suoi prodotti – vino, olio, macchinari – esposti a una concorrenza sleale: l’UE ha sacrificato le nostre imprese sull’altare di un’unità apparente.
Von der Leyen parla di “successo storico”, ma è una sconfitta pesante. Trump ha ottenuto ciò che voleva: indebolire l’UE come blocco negoziale e imporre condizioni che favoriscono gli Usa, come la pausa di 90 giorni sui dazi del 10% ad aprile aveva già suggerito. L’Italia, che avrebbe potuto trattare bilateralmente grazie alla missione di Giorgia Meloni a Washington il 16 aprile, è stata costretta a subire un accordo che riflette gli interessi tedeschi, non i nostri. La primazia delle leggi UE, già incostituzionale, si rivela ora un cappio: ci lega a una sconfitta che potevamo evitare.
Questa resa è un campanello d’allarme. L’UE, sconfitta e divisa, non ci protegge: ci espone. È ora che l’Italia rompa le catene di Bruxelles e rivendichi la sua sovranità, negoziando direttamente con gli Usa per salvare il made in Italy. La disfatta di von der Leyen deve essere l’inizio della fine di un’Europa che ci tradisce.
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