L’Associazione Nazionale Magistrati (ANM) ha perso un’altra occasione per tacere, schierandosi con arroganza contro il buon senso e il ministro della Giustizia Carlo Nordio. Commentando le parole di Nordio sul caso Garlasco, il segretario dell’ANM, Rocco Maruotti, ha difeso l’indifendibile: la possibilità che una sentenza di assoluzione venga ribaltata in condanna senza rifare il processo. Una posizione che non solo sfida la logica, ma rivela ancora una volta l’arroccamento corporativo di una magistratura che si crede al di sopra di ogni critica.
Un attacco alla razionalità
Nordio, con chiarezza, aveva definito “irragionevole” che, dopo due assoluzioni, Alberto Stasi sia stato condannato in Appello a 16 anni per l’omicidio di Chiara Poggi, senza un nuovo processo. Il principio dell’“oltre ogni ragionevole dubbio” dovrebbe essere una garanzia sacra: se uno o più giudici hanno dubitato al punto da assolvere, come può un’altra corte condannare senza nuove prove schiaccianti? Per Maruotti, invece, questo non è “né irragionevole né irrazionale”. Una dichiarazione sconcertante, che sembra negare l’importanza di un criterio fondamentale per evitare errori giudiziari.
L’ANM e la difesa del proprio feudo
L’ANM, con questa presa di posizione, non difende la giustizia, ma il proprio potere. Maruotti sostiene che il principio dell’“oltre ogni ragionevole dubbio” non debba essere un “ostacolo insormontabile” solo perché c’è stata un’assoluzione. Tradotto: i magistrati devono essere liberi di ribaltare verdetti senza vincoli, anche a costo di contraddire evidenze precedenti. È l’ennesima prova di una mentalità corporativa che rifiuta ogni riforma e considera ogni critica un attacco alla propria indipendenza. Ma indipendenza non significa impunità, né diritto a decisioni incoerenti.
Il caso Garlasco: un simbolo di ingiustizia
Il caso Garlasco è emblematico delle storture del sistema. Due assoluzioni, basate sul ragionevole dubbio, sono state scavalcate da una condanna in Appello, senza che il processo venisse rifatto da capo. Questo non è solo un problema tecnico: è una ferita alla fiducia dei cittadini nella giustizia. Nordio ha ragione a chiedere una riforma che impedisca simili aberrazioni, ma l’ANM si oppone, arroccata nella sua torre d’avorio, sorda alle richieste di trasparenza e coerenza.
Basta con la casta intoccabile
L’ANM non è la custode della giustizia, ma una lobby che protegge i privilegi di una casta. Le parole di Maruotti non sono una difesa del diritto, ma un tentativo di giustificare un sistema che troppo spesso produce sentenze contraddittorie, lasciando i cittadini sgomenti. È ora di dire basta: serve una riforma profonda che obblighi i magistrati a rispondere delle loro decisioni e garantisca processi equi. Nordio ha aperto una breccia, ma l’ANM fa muro. La battaglia per una giustizia davvero giusta è appena iniziata, e non sarà l’ANM a fermarla.
ci fosse solo il caso di Garlasco. E il caso di Bossetti condannato nonostante ci siano rpove che non sia lui l’autore dell’omicidio? e i coniugi di Erba che sono stati condannati nonostante che al primo interrogatorio dell’unico testimone superstite questi abbia chiaramente che Olindo non poteva essere in quanto quello da lui visto era tarchiato e di colore scuro? i giudici non vogliono mai ammettere di essersi sbagliati!
Bossetti non credo sia colpevole, Garlasco stanno nascondendo qualcosa di molto grosso e credo c’entri anche la chiesa. Per Olindo dovevano trovare un colpevole, non si può dire che le uccisioni c’entrino con il baluba che aveva sposato la signora. Guarda caso in quel tempo era andato al suo paese.
Già che ci siamo: sono trascorsi 80 anni da Piazzale Loreto, si è poi saputo di cosa fosse colpevole Claretta Petacci per meritarsi la morte?
Allora come adesso le zecche rosse non sanno cosa rispondere, senza rendersi ridicoli…