Doping, Serena Williams contro Sinner: “A me avrebbero dato 20 anni”
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Sinner, vittima di un sistema: la provocazione fuori luogo di Serena Williams
Il caso doping che ha coinvolto Jannik Sinner, numero uno del tennis mondiale, ha chiuso un capitolo doloroso con una squalifica di tre mesi, accettata tramite un accordo con la WADA e valida dal 9 febbraio al 4 maggio 2025. La positività al Clostebol, dovuta a una contaminazione accidentale causata dal suo fisioterapista, è stata gestita con trasparenza e proporzionalità. Tuttavia, le recenti dichiarazioni di Serena Williams, che ha commentato con sarcasmo la vicenda (“Sorpresa dalla squalifica, a me avrebbero dato 20 anni”), hanno gettato un’ombra ingiusta su Sinner, rivelando un atteggiamento provocatorio e fuori luogo da parte della ex campionessa. Questo articolo difende l’integrità di Sinner e critica l’ipocrisia di Williams, mettendo in luce il suo passato controverso e l’inopportunità delle sue parole.
Sinner: un caso di trasparenza e sacrificio
Jannik Sinner ha affrontato con coraggio una situazione che avrebbe potuto distruggere la carriera di molti. La positività al Clostebol, rilevata a marzo 2024 in quantità infinitesimali (86 pg/mL e 76 pg/mL), è stata immediatamente chiarita come il risultato di una contaminazione involontaria. Il suo fisioterapista, Giacomo Naldi, ha ammesso di aver usato una pomata (Trofodermin) per una ferita senza prendere precauzioni durante i massaggi. L’International Tennis Integrity Agency (ITIA) e la WADA hanno riconosciuto che la sostanza non poteva migliorare le prestazioni, ma il codice antidoping impone la responsabilità dell’atleta per il proprio entourage. Sinner ha accettato una sospensione di tre mesi, rinunciando a tornei prestigiosi come Indian Wells, Miami, Monte Carlo e Madrid, pur di chiudere una vicenda che lo ha tormentato per quasi un anno.
La gestione del caso è stata esemplare: Sinner non ha cercato scappatoie, ha collaborato con le autorità e ha mantenuto la fiducia dei suoi sponsor (Gucci, Nike, Lavazza), che non hanno mai dubitato della sua innocenza. La sua dichiarazione, “Ho accettato l’offerta della WADA per chiudere il caso e tornare a concentrarmi sul tennis”, riflette la maturità di un atleta che, nonostante la pressione mediatica, ha scelto di affrontare le conseguenze senza vittimismo. La squalifica, per quanto severa per un’infrazione non intenzionale, è stata proporzionata, e il sostegno di colleghi come Aryna Sabalenka dimostra che il mondo del tennis riconosce l’onestà di Sinner.
Serena Williams: un attacco gratuito e ipocrita
In questo contesto, le parole di Serena Williams appaiono come un attacco gratuito e fuori luogo. La sua insinuazione che Sinner abbia ricevuto un trattamento di favore (“A me avrebbero dato 20 anni”) non solo manca di fondamento, ma ignora la gravità dell’ordalia affrontata dal tennista italiano. Williams, che ha dominato il tennis ‘femminile’ per oltre due decenni, sembra voler spostare l’attenzione dal caso Sinner al proprio passato, dipingendosi come vittima di un sistema ingiusto. Ma questa narrazione non regge, specialmente alla luce del suo storico controverso con le regole antidoping.
Nel 2016, documenti ottenuti dal gruppo hacker Fancy Bears hanno rivelato che Williams aveva ottenuto esenzioni terapeutiche (TUE) per l’uso di farmaci come il metilprednisolone e l’ossicodone, giustificate per condizioni mediche mai chiarite del tutto. Sebbene non ci siano prove dirette di esenzioni per farmaci legati al deficit di attenzione (ADHD), come il metilfenidato o l’adderall, il suo utilizzo di TUE ha sollevato dubbi sulla trasparenza di alcune pratiche durante la sua carriera. Williams non è mai stata trovata positiva a un test antidoping, ma il suo atteggiamento difensivo, come quando nel 2018 si lamentò di essere “perseguitata” dai controlli a sorpresa, suggerisce una certa riluttanza ad accettare la stessa scrutinio che oggi sembra esigere per Sinner.
Il commento di Williams non solo manca di tatto, ma appare come un tentativo di sminuire la credibilità di Sinner per alimentare una narrativa autocelebrativa. Mentre Sinner ha affrontato il suo caso con umiltà e trasparenza, Williams si è limitata a lanciare una frecciata velenosa, senza offrire prove o contesto per sostenere la sua accusa di disparità di trattamento. Questo atteggiamento è tanto più deplorevole considerando che Sinner, a differenza di Williams, non ha mai beneficiato di esenzioni terapeutiche per giustificare la presenza di sostanze vietate.
Un doppio standard inaccettabile
Il confronto tra Sinner e Williams evidenzia un doppio standard che la ex campionessa sembra voler perpetuare. Quando Williams otteneva TUE per farmaci potenti, il sistema sembrava tollerare le sue giustificazioni mediche senza troppe domande. Sinner, invece, ha pagato per un errore non suo, accettando una sanzione che, pur lieve rispetto a casi di doping intenzionale, avrà un impatto significativo sulla sua stagione. La WADA ha agito con chiarezza, sottolineando che la sospensione di Sinner è il risultato di una negligenza, non di un tentativo di barare. Al contrario, le esenzioni di Williams, per quanto lecite, hanno spesso alimentato sospetti su possibili vantaggi competitivi, senza che lei dovesse mai affrontare conseguenze concrete.
Le critiche di altri tennisti, come Novak Djokovic o Nick Kyrgios, che hanno definito la sanzione di Sinner troppo lieve, sono state controbilanciate dal sostegno di chi, come Sabalenka, ha riconosciuto il rischio di contaminazioni accidentali nel tennis moderno. Williams, invece, ha scelto di non contribuire al dibattito in modo costruttivo, optando per un commento sarcastico che non fa altro che dividere il mondo del tennis.
Sinner, un modello da difendere
Jannik Sinner emerge da questa vicenda come un atleta integro, capace di affrontare le avversità con dignità. La sua carriera, costruita su talento, lavoro duro e un’immagine pulita, non merita di essere offuscata da insinuazioni come quelle di Williams. Il suo ritorno, previsto per gli Internazionali d’Italia a Roma il 7 maggio 2025, sarà l’occasione per dimostrare che il suo valore va oltre le polemiche. Nel frattempo, il tennis dovrebbe riflettere su come proteggere atleti come Sinner da errori involontari, anziché lasciare spazio a provocazioni che, come quelle di Williams, sembrano più un tentativo di attirare attenzione che un contributo al bene dello sport.
Serena Williams, con il suo commento, ha perso un’occasione per mostrarsi all’altezza del suo status di leggenda. Invece di sostenere un giovane campione in un momento difficile, ha scelto di alimentare sospetti e divisioni. Sinner, al contrario, rappresenta il futuro del tennis: un futuro che merita rispetto, non insinuazioni.
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