Italiani in Libano: mille soldati scudi umani di Hezbollah
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I nostri militari in Libano a farsi sparare addosso come scudi umani di Hezbollah. Non stanno difendendo alcun interesse nazionale. Non difendono i nostri confini. E non possono neanche reagire.
I Soldati Italiani in Libano: Scudi Umani di Hezbollah
La situazione in Libano è diventata insostenibile per i nostri soldati, che sono ormai diventati scudi umani per le milizie di Hezbollah. Gli ultimi eventi hanno dimostrato che la presenza dei caschi blu dell’Unifil, tra cui i nostri militari, non solo non contribuisce alla stabilità della regione, ma mette a rischio la vita dei nostri uomini e donne in uniforme.
Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha recentemente chiesto all’Onu il ritiro delle forze Unifil dalle roccaforti di Hezbollah, affermando che i caschi blu sono diventati “scudi umani” per i terroristi. Questa dichiarazione mette in luce una realtà preoccupante: i nostri soldati sono esposti a pericoli enormi senza un chiaro obiettivo strategico.
Il vicepremier italiano Antonio Tajani ha dichiarato che “i soldati italiani non si toccano” e ha definito inaccettabile la situazione attuale. Tuttavia, le parole non bastano. È necessario agire concretamente per proteggere i nostri militari e garantire la loro sicurezza.
La missione Unifil, nata con l’obiettivo di ristabilire il controllo del territorio libanese, si è rivelata un fallimento. Le milizie di Hezbollah continuano a operare indisturbate e i nostri soldati sono intrappolati in una situazione di pericolo costante.
È ora di ritirare i nostri soldati dal Libano e riportarli a casa. La loro presenza lì non serve a proteggere i nostri confini, ma li espone a rischi inutili. Dobbiamo concentrarci sulla sicurezza del nostro Paese e utilizzare le nostre risorse per proteggere i cittadini italiani.
Attualmente, la missione Unifil in Libano conta circa 10.000 soldati provenienti da 50 paesi, di cui 1.200 sono italiani. Il costo annuale della missione è di circa 1,2 miliardi di euro, una cifra elevata che potrebbe essere meglio impiegata per garantire la sicurezza dei nostri confini e dei nostri cittadini.
Una volta le regole di ingaggio dicevano di rispondere al fuoco se ti sparavano addosso anzi, di sparare per primo se le circostanze lo richiedevano e poi dimostrare che avevano attaccato briga per primi gli altri.
Nel caso specifico, una scaramuccia con gli israeliani permetterebbe di appurare se il famoso Generale Morabito sia affetto da qualche patologia che gli permette di restare serio quando afferma in pubblico che l’Esercito italiano è perfettamente in grado di entrare in guerra contro chiunque.