Piscina italiana riservata a donne islamiche in burqini
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L’Assurdo dell’Inclusione di Sinistra: Discriminazione Al Contrario nella Piscina Comunale di Figline Valdarno
In un’epoca in cui si parla tanto di integrazione e rispetto delle differenze, la piscina comunale di Figline Valdarno ha deciso di istituire un’ora settimanale riservata esclusivamente alle donne islamiche che desiderano nuotare col burkini:
Firenze, piscina vietata ai maschi: solo donne islamiche con burkini
Questa decisione, venduta dalla sinistra locale come volta a “rispettare il credo e le usanze delle donne musulmane”, ha invece mostrato l’ipocrisia della cosiddetta inclusione, rivelando una forma di discriminazione al contrario che esclude, sotto il manto dell’accoglienza, chi non rientra in questa specifica categoria.
La Polemica
Ogni martedì, dalle 8:30 alle 9:30, l’accesso alla piscina è interdetto a chiunque non sia una donna musulmana, creando una sorta di “ora di apartheid” in cui la segregazione basata sul credo e sul genere diventa regola. Questa iniziativa, promossa dalla Uisp di Firenze, è stata giustificata con l’intento di favorire l’inclusione e l’integrazione, ma in realtà, ha creato un precedente pericoloso di separazione forzata.
Le Critiche
La Lega non ha perso tempo nel denunciare questa decisione come un esempio di “apartheid”, enfatizzando la mancanza di vera integrazione che si cela dietro tali provvedimenti. Marco Ceccantini, presidente della Uisp, ha tentato di difendere la scelta citando “valori di inclusione”, ma il risultato è un paradosso: una discriminazione mascherata da integrazione, dove chiunque non entri nei parametri stabiliti viene escluso.
Il Futuro Temuto
Questa decisione apre un vaso di pandora di possibili discriminazioni future, dove ogni gruppo potrebbe richiedere spazi e tempi dedicati, frammentando ulteriormente la società. Ma l’aspetto più inquietante è l’idea che ciò possa diventare un precedente per imposizioni culturali sempre più stringenti, fino a giungere al punto in cui l’adozione di pratiche come il burkini potrebbe essere imposta anche alle vostre figlie: per non turbare i musulmani, ovviamente.
“Rispettare il credo e le usanze delle donne musulmane…”
Qualche anno fa ero sul lungolago di Lugano e avevo scattato una foto al paesaggio, abbassando la camera vidi arrivarmi incontro un cosiddetto “sàc dal rüt” (sacco della spazzatura ovvero una donna mussulmana in burqa) palesemente agitata perchè credeva che l’avessi fotografata, cosa tassativamente proibita dal suo credo.
Invece di restarsene a casa sua dove le sue convinzioni sono accettate è venuta a casa mia a dirmi cosa dovevo fare e allora l’ho zittita dicendole che non l’avevo fotografata perchè era un cesso.
Ha funzionato perchè é rimasta senza parole e se ne è andata in fretta…
PS: sarà un caso ma dal ’20 qui si usano sacchi della spazzatura colorati, forse per distinguerli da quelle donne lì…