Le toghe rosse stanno liberando i clandestini: è emergenza nazionale
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**La Giustizia o l’Ingiustizia Politicizzata?**
L’Italia sta assistendo a un fenomeno che mette in discussione l’equilibrio dei poteri: la magistratura che sembra operare con un’agenda politica. Recenti sentenze, che vedono protagonisti giudici come Silvia Albano e Damiana Colla, sollevano un dibattito acceso sull’imparzialità della giustizia. Questi giudici, emettendo verdetti che appaiono più ideologici che legali, hanno concesso protezione internazionale e annullato espulsioni basandosi su interpretazioni che molti cittadini e osservatori esterni trovano discutibili.
Un caso emblematico è quello di un tunisino che, pur in situazione irregolare, ha visto annullata la sua espulsione con una motivazione che incolpa gli uffici italiani per la sua clandestinità. Tale decisione non solo ignora la responsabilità individuale del migrante ma sembra anche riflettere una tendenza a usare la legge come strumento di una precisa visione politica, piuttosto che come mezzo per mantenere l’ordine e la legalità.
Questa “magistratura militante” rischia di minare la fiducia pubblica nel sistema giudiziario, trasformando le aule di tribunale in arene dove le leggi vengono piegate a ideologie. La questione non è solo legale ma profondamente democratica: quando i giudici si schierano, anche solo apparentemente, con una parte politica, si lede il principio di separazione dei poteri, essenziale per una democrazia funzionante.
L’Italia ha bisogno di una magistratura che agisca con indipendenza, lontana da ogni sospetto di partigianeria, per garantire che la giustizia sia veramente cieca e che le sentenze rispecchino la lettera della legge, non l’opinione politica di chi la amministra.
Magistratura militante: quelle sentenze assurde a favore degli irregolari
In Italia, alcune sentenze emesse dai giudici pro immigrazione hanno suscitato polemiche e indignazione. Queste decisioni, spesso considerate assurde, sembrano privilegiare l’illegalità e favorire gli irregolari. Tra i casi più eclatanti, vi sono quelli in cui i giudici hanno concesso la protezione internazionale per motivi discutibili, come problemi di salute o integrazione nella società.
Un esempio recente riguarda un tunisino arrivato in Italia il 6 aprile 2022 con un permesso di soggiorno, scaduto poi il 7 marzo 2023. Nonostante fosse in stato di clandestinità, l’uomo ha continuato a fare avanti e indietro tra l’Italia e il suo paese d’origine fino al novembre 2023, quando è arrivato il provvedimento di espulsione. Tuttavia, la Corte di Cassazione ha annullato l’espulsione, dando la colpa agli uffici italiani di aver indotto l’uomo alla clandestinità.
Queste sentenze, emesse da giudici come Silvia Albano e Damiana Colla del Tribunale dei Migranti di Roma, hanno sollevato interrogativi sulla gestione dell’immigrazione e sulla legittimità delle decisioni giudiziarie. La recente sentenza del Tribunale di Roma contro la questura di Roma è solo l’ultimo esempio di una serie di decisioni che sembrano favorire gli irregolari.
Fonti:
MSN
Il Giornale
Ith24
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