Tutte le altre mail della vergogna: così le toghe attaccano il governo
La mailing list contro Meloni che sta facendo tanto discutere non è un caso isolato, ma esiste da tempo uno scontro sommerso tra giudici di area sinistra e centrodestra. La mail di Marco Patarnello contro il premier ha fatto inevitabilmente molto rumore, perché ha svelato, o meglio, ha confermato che un esecutivo di centrodestra, guidato da un’esponente della destra, dà fastidio a una parte della magistratura.
La rivelazione di questa mail ha alzato il livello dello scontro tra governo e magistratura, già alto, e portato alla luce anche i malumori interni al sistema giudiziario per le divisioni interne, che depotenziano l’operato delle toghe. Ma credere che quella mail sia un episodio isolato, che quelle parole siano uno sfogo casuale di un giudice, sarebbe ingenuo, perché come riportato dal quotidiano Il Tempo esistono altri testi in cui i magistrati si scagliano contro il governo.
Simone Silvestri, toga di Lucca, lo scorso gennaio ha vergato un documento dal titolo “Il fascismo non è un’opinione”, pubblicato sul sito di Magistratura democratica, in cui fa un’analisi del clima politico e ipotizza il ritorno degli spettri del passato, precisando quanto “sia importante in questo momento non cedere all’idea che tollerare le sue manifestazioni sia una vittoria dello Stato democratico poiché quelle manifestazioni sono urla di violenza in essere”. Ed è proprio lui che, come riporta lo stesso quotidiano romano, ha fatto partire la caccia “all’infedele” tra i togati, ringraziando “chi ha avuto il cuore di passare il testo alla giornalista Rita Cavallaro (o chi per lei) violando i più elementari principi di riservatezza di questa lista che da oggi è (per chi legge quel giornale) organo di Magistratura Democratica”.
Viene definito “un comportamento indegno” che a suo avviso “vorrebbe indurci al silenzio” ma, al contrario, sottolinea Silvestri, “potrebbe stimolare una presa di posizione comune dell’Anm sulle dichiarazioni del ministro e dell’Esecutivo”. Una presa di posizione arrivata effettivamente nel pomeriggio di ieri dal presidente dell’Anm, Giuseppe Santalucia, che si dice “fortemente preoccupato perché noto toni di aggressione al lavoro giudiziario che non hanno precedenti, faccio un appello a tutti perché si ritorni ad usare la ragione e qui la ragione è che il diritto vada applicato da tutti”.
Il Tempo, che ha evidentemente avuto accesso alla mailing list completa di risposte, riporta quest’oggi l’intervento dell’ex capo dell’ufficio del gip di Bergamo, Tino Palestra, che parla di “invenzione meloniana, che richiama forse il ricordo – rimpianto? – di quando il re d’Italia era anche di Albania”.
Infine, tra quelle mail, la chiosa poco elegante e ortodossa di un altro giudice: “Dà l’idea di quanto siamo sommersi da falsità, ipocrisia, propaganda, sulla pelle di 4 bangladini in carne ed ossa, di cui non sappiamo nulla e che forse fanno un ottimo kebab”. Eppure, uno dei nodi è proprio lì: non sappiamo nulla di chi arriva.
“… e che forse fanno un ottimo kebab”
Le parole “kebab” e “ottimo” non possono convivere nella stessa frase perchè esiste la cucina italiana e chi non è d’accordo merita di trovare nel piatto dei resti umani…