Tutte le Corti d’appello d’Italia contro Meloni: non vogliono cacciare i clandestini

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By V ottobre 21, 2024 14:35

I ventisei togati chiedono all’unanimità di fare retromarcia al governo. Servirebbe l’intervento del loro capo, che è Mattarella secondo la costituzione, visto che settori della magistratura la stanno apertamente violando. Aspetta e spera.

**L’Eversione della Magistratura Politicizzata: Il Caso delle Corti d’Appello contro il Governo**

L’equilibrio tra giustizia e politica in Italia è sempre stato delicato, ma il recente scontro tra le più alte cariche della magistratura e il governo segna una nuova, preoccupante fase di questo rapporto. La lettera firmata dai presidenti di tutte le Corti d’Appello italiane rappresenta non solo una critica alla politica governativa sull’immigrazione ma anche un chiaro esempio di come la magistratura stia scivolando verso un’aperta politicizzazione, rischiando di trasformarsi in un attore politico piuttosto che restare un arbitro imparziale della legge.

La riforma governativa sull’immigrazione, che introduce la possibilità di appello sui provvedimenti riguardanti la protezione internazionale, viene vista dai magistrati come un tentativo di influenzare le decisioni giudiziarie, piegandole a una visione politica più restrittiva sull’immigrazione: come sarebbe normale, visto che lo vogliono gli elettori che sono i padroni del paese, magistratura compresa.

La reazione unanime delle Corti d’Appello solleva interrogativi più profondi sull’indipendenza della magistratura e sulla sua tendenza eversiva, ovvero al sovvertimento del ruolo costituzionalmente assegnato.

**L’Essenza del Conflitto**

Al cuore della disputa c’è la volontà del governo di riformare il sistema per rendere più controllabile il fenomeno migratorio, un tema caldo della politica italiana. La riforma, che permette l’appello, potrebbe essere interpretata come un modo per bilanciare le decisioni giudiziarie, spesso criticate per essere troppo permissive. Tuttavia, la risposta dei presidenti delle Corti d’Appello, che denunciano un sovraccarico di lavoro, maschera malamente una più profonda resistenza ideologica contro le politiche del governo.

Questo atteggiamento rappresenta una forma di eversione soft: anziché operare attraverso atti espliciti di ribellione, la magistratura usa gli strumenti giudiziari per ostacolare o modificare la direzione politica del paese. È un’eversione che non si manifesta con le armi ma con le carte, con la burocrazia, e con le sentenze.

**Le Implicazioni**

L’intervento diretto dei presidenti delle Corti d’Appello in una questione politica come l’immigrazione non solo mette in discussione la loro imparzialità ma anche l’autonomia del sistema giudiziario. Se i giudici si pongono in aperto contrasto con il governo su temi di politica generale, dove finisce il loro ruolo di garanti della legge e inizia quello di oppositori politici?

Inoltre, questa tendenza alla politicizzazione rischia di delegittimare l’istituzione giudiziaria agli occhi dei cittadini, che potrebbero percepire le decisioni non come atti di giustizia, ma come mosse di una partita politica. La fiducia nella neutralità della magistratura, fondamentale in una democrazia, ne esce inevitabilmente erosa.

**Conclusione**

Il caso in esame sottolinea un pericoloso slittamento verso una magistratura che non solo interpreta la legge ma desidera scriverla secondo la propria visione politica, invadendo un campo che non le appartiene. Questo fenomeno, se non arginato, può portare a una crisi istituzionale dove il confine tra il legale e il politico diventa indistinguibile, compromettendo il principio fondamentale della separazione dei poteri. È imperativo che alla magistratura italiana venga imposta la via dell’imparzialità e del rigore giuridico, lasciando la politica ai politici e la giustizia ai giudici, per evitare che l’eversione soft diventi una consuetudine del nostro sistema democratico.






Tutte le Corti d’appello d’Italia contro Meloni: attacco al dl sui migranti

Tutte le Corti d’appello d’Italia contro Meloni: attacco al dl sui migranti

Le Corti d’appello d’Italia si sono schierate compatte contro il decreto legge sui migranti proposto dal governo Meloni. I ventisei presidenti delle Corti d’appello hanno chiesto all’unanimità di fare retromarcia sul comma che prevede di ricorrere in appello contro i provvedimenti dei tribunali territoriali sulla concessione dell’accoglimento in Italia dei migranti.

Finora lo scontro tra giudici e governo sul tema dell’immigrazione era rimasto confinato alle dichiarazioni degli esponenti delle correnti o di singoli magistrati. Tuttavia, questa nuova fase dello scontro vede i presidenti delle Corti d’appello, i magistrati più alti in grado dei distretti in cui si articola l’amministrazione della giustizia nel nostro paese, scendere in aperta polemica con il governo.

La lettera, che è stata letta dal Giornale, porta le firme di ventisei presidenti di Corti d’appello su ventisei, una unanimità compatta che comprende magistrati di ogni orientamento politico. Questo attacco al decreto legge sui migranti rappresenta un’interferenza significativa della magistratura nelle decisioni del governo, sollevando preoccupazioni sulla separazione dei poteri e sull’indipendenza della giustizia.

Fonti:
MSN
Il Giornale
Zazoom


Tutte le Corti d’appello d’Italia contro Meloni: non vogliono cacciare i clandestini ultima modifica: 2024-10-21T14:35:55+00:00 da V
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By V ottobre 21, 2024 14:35
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1 Comment

  1. Ul Gigi da Viganell ottobre 21, 16:03

    Corte d’Appello,
    figlio di Appollo,
    fece una palla
    di pelle di pollo…

    Reply to this comment
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