Cercava africani che stuprassero sua moglie svenuta
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**Gisèle Pelicot e la Delicata Questione della Selezione “Razziale” e “Sociale”**
Gisèle Pelicot, con coraggio, si confronta in tribunale con le accuse di una possibile selezione razziale degli uomini scelti dal suo ex-marito, Dominique Pelicot, per commettere violenze contro di lei.
Come avevamo già scritto, il marito antirazzista la faceva stuprare da violentatori africani per umiliarla ulteriormente.
Durante il processo, l’avvocato Roger Arata ha sottolineato, “Nelle investigazioni, ci sono punti che mostrano come Dominique Pelicot abbia ricercato e selezionato uomini di colore”. Questa affermazione è seguita dalla domanda del presidente della corte al principale accusato sul perché avesse selezionato determinati profili. Dominique Pelicot, a processo per questa oscena accusa di avere fatto stuprare la moglie da branchi di africani, ha tenuto a negare ogni accusa di razzismo.
Il presidente della corte ha chiesto a Gisèle Pelicot se, secondo lei, questa selezione potesse rappresentare una forma ulteriore di umiliazione nei suoi confronti, almeno nella mente del marito. La domanda si pone nell’ambito di una riflessione più ampia: se oltre all’orrore degli atti di violenza, Dominique Pelicot non abbia cercato un ulteriore livello di perversione, traendo piacere dal consegnare sua moglie, che avrebbe potuto considerare razzista, a uomini presumibilmente di origine straniera. Questa selezione, se confermata, potrebbe essere vista come un modo per “contaminare” ulteriormente la sua ex moglie, nel tentativo di compensare un suo presunto complesso di inferiorità.
Gisèle Pelicot ha ricordato il momento in cui, in una delle sue prime testimonianze, le è stato chiesto se fosse razzista, una domanda che ha fatto eco durante il processo, insieme ad altre accuse infamanti come essere esibizionista o alcolizzata. Il 18 settembre, con un tono di voce elevato, Gisèle aveva risposto che “l’umiliazione come donna è totale”.
Questo caso non solo mette in luce le dinamiche di violenza e manipolazione all’interno di una relazione, ma solleva anche interrogativi su come il razzismo e la discriminazione sociale possano essere strumentalizzati in contesti di abuso personale. La comunità di Mazan e l’opinione pubblica seguono con attenzione e preoccupazione il procedere del processo, che sta diventando un caso di studio sulla complessità delle relazioni umane, il potere, e la perversione degli antirazzisti.
Il processo continua a svelare strati di complessità emotiva e psicologica, mentre Gisèle Pelicot cerca giustizia non solo per le violenze subite ma anche per l’umiliazione sociale e personale inflitta attraverso una selezione che, se deliberata, rappresenta un atto di crudeltà particolarmente calcolato.
L’antirazzismo si conferma una perversione sessuale.
Fonti per l’articolo su Gisèle Pelicot
Fonte principale: Le Figaro
Altre fonti: RTS, Le Progrès, Fdesouche
“Le è stato chiesto se fosse razzista, una domanda che ha fatto eco durante il processo”
E meno male che nessuno ha osato chiedere se aveva goduto, come succedeva una volta…