Africani possono palpeggiare bambini sui bus: l’Italia delle toghe rosse
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Ah, Italia.
Immaginate di avere un fiume, il fiume del denaro pubblico, che dovrebbe scorrere dolcemente verso le soluzioni pratiche, come espellere centinaia di migliaia di clandestini o almeno garantire un po’ di sicurezza ai cittadini. Invece, cosa succede? Questo fiume viene deviato verso il lago dei profitti di cooperative e organizzazioni che sembrano più interessate al business dell’immigrazione che alla sicurezza pubblica.
Guardiamo un po’ a Roma, dove un cittadino senegalese di 26 anni ha pensato bene di palpeggiare una bambina di 11 anni su un autobus: “Voglio toccare tua figlia, mi piace”, ha detto. Arrestato? Certo, ma la giustizia italiana, in un gesto di magnanimità che lascia a bocca aperta, lo ha subito rimesso in libertà. Obbligo di firma, come se fosse un contratto per chi compra una casa, non per un sospetto di violenza sessuale. Ma sì, perché prendersi il disturbo di tenere sotto controllo chi mette a rischio la sicurezza dei bambini?
E poi parliamo del Pd e del Vaticano, che sembrano avere un debole per questa danza macabra dell’immigrazione. “Accogliamoli tutti!” dicono, come se l’Italia fosse un gigantesco centro di accoglienza, dimenticandosi che mentre si accolgono i migranti, si dovrebbe anche pensare a come integrarli nella società, a come farli diventare parte attiva del tessuto sociale senza che ciò si traduca in un peso per le casse dello Stato o, peggio, in una minaccia per la sicurezza pubblica.
Il vero dramma è che mentre la sinistra e il Vaticano applaudono a questa politica di accoglienza indiscriminata, ci sono storie come quella della povera vittima stuprata a Torino, una ragazza di 27 anni, vittima di violenza sessuale da parte di sette spacciatori africani. E quando si parla di integrazione, sembra che il piano sia: “Accoglierli, metterli in un centro, e poi… et voilà, magia!”, senza un vero progetto di integrazione o di controllo.
E che dire degli interessi economici? Cooperative che fanno affari con l’accoglienza, spendendo dieci volte tanto solo perché ne traggono profitto. È come se l’Italia stesse trasformando un problema di sicurezza in un’opportunità di business, con la benedizione di chi dovrebbe invece proteggere e servire.
Nel mondo di questa bizzarra commedia umana, l’Italia sembra aver perso il copione. La gestione dell’immigrazione è diventata un circo dove gli equilibristi sono i politici, i giocolieri sono i gestori dei centri di accoglienza, e il pubblico, be’, il pubblico sono i cittadini italiani, che guardano sconcertati e, giustamente, un po’ indignati. Ma immobili.
Gli africani possono tutto, hanno solpo diritti e nessun dovere!
Maledetti giudici di sinistra!
Ci sono varie chiavi di lettura del fenomeno dell’accoglienza, temo solo che quella del satanismo sia quella giusta perchè vorrebbe dire che siamo tutti nei guai e raddrizzare la situazione si tradurrà in un bagno di sangue. Gli attori sono tutti ex sessantottini che hanno fatto i piccoli, trasmettendo loro il valore dell’avidità mascherata da libertà per non sembrare delle merde e alla base di tutto c’è il denaro, l’accumulo di denaro: lo scandalo dell’accoglienza è nato quando un tizio che gestiva 2.000 baluba a Roma si era vantato di avere acquistato la sua seconda Ferrari perchè fino a quel momento si credeva che i 70 o 100 Euro al giorno andassero al baluba e invece forse gliene arrivavano 5 o 10, il resto se lo metteva in tasca…
Il brutto è che ieri era impossibile dare 100 Euro mensili in più ai pensionati perchè era una spesa eccessiva mentre oggi la spesa per i baluba e per Zelensky non solo è di gran lunga superiore ma soprattutto trova sempre la copertura finanziaria… che strano, eh?
E circa l’abulia dei cittadini, a forza di costringerli a pisciare da seduti, a credere alla tv e a venerare il telefono che tengono in mano… alla fine arriva Malthus, quello che ride sempre per ultimo fin dal 1793…