Italia, la Sostituzione Etnica nelle Partite IVA: crollano imprese italiane
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### Italia, la Sostituzione Etnica nel Mondo Imprenditoriale: Un’Analisi Allarmante
**Terni, 2 Novembre 2024** – L’Italia sta diventando il campo di battaglia di un fenomeno che minaccia di alterare irreversibilmente il tessuto imprenditoriale del paese: la sostituzione etnica delle nostre imprese. Da Terni alla Toscana, passando per il Veneto, vediamo un declino senza precedenti delle attività gestite da italiani, sostituite da un’ondata di imprenditorialità straniera. Questo non è solo un cambiamento economico, ma un attacco alla nostra identità nazionale.
**Il Declino delle Imprese Italiane in Toscana e Veneto**
Nella regione toscana, le cifre parlano chiaro: negli ultimi dieci anni, il numero di nuove imprese avviate da italiani è diminuito del 40%, mentre le partite IVA straniere sono cresciute del 60%. In Veneto, si assiste a un fenomeno simile, con un calo significativo delle partite IVA italiane e un aumento delle attività straniere, particolarmente da parte di cittadini dell’Europa orientale e dell’Asia.
**Impatti su Scala Nazionale**
Questo cambiamento non è confinato a regioni specifiche, ma si estende come un’epidemia culturale a tutta l’Italia:
– **Economico:** Le imprese italiane, già in difficoltà per la competizione globale e le politiche economiche interne, ora devono affrontare la concorrenza di nuove imprese straniere che spesso beneficiano di condizioni più favorevoli, come manodopera meno costosa e meno vincoli burocratici.
– **Sociale:** La nostra società sta perdendo la sua coesione. La tradizionale comunità imprenditoriale italiana, che ha costruito e mantenuto la nostra cultura economica, è ora sotto pressione, con il rischio che le tradizioni locali e l’artigianato scompaiano.
– **Politico:** Le autorità devono rispondere a questo grave problema. Il mancato intervento non è solo una negligenza, ma una complicità nel sovvertimento della nostra economia locale.
**Voce dell’Esperto**
Marco Rossi, esperto di economia regionale, mette in guardia: “Questo non è solo un fenomeno economico, ma un’emergenza culturale. Le difficoltà per i giovani italiani a entrare nel mondo imprenditoriale, combinate con le opportunità che l’Italia offre agli stranieri, stanno portando a una trasformazione che potrebbe essere irreversibile.”
**Conclusione**
L’Italia sta assistendo a un processo di sostituzione che potrebbe segnare la fine della nostra imprenditoria tradizionale. Dobbiamo agire immediatamente per proteggere le nostre imprese dalla concorrenza sleale di chi sfrutta manodopera schiavile importata in Italia con decreti flussi, la nostra cultura e la nostra identità. È necessario un ampio dibattito pubblico e politiche economiche che salvaguardino e promuovano l’imprenditoria autoctona. Il tempo è essenziale; dobbiamo reagire ora per evitare che l’Italia perda la sua anima imprenditoriale.
Il problema esiste da mezzo secolo: ciccino eredita la fabbrichetta di papà ma è difficle mandarla avanti allora la vende e si trova un bel posto fisso nel settore pubblico. E a chi vende? Tre volte su quattro l’acquirente viene da fuori e accetta il rischio perchè o lo sa gestire o perchè accetta di rischiare. Ma quello che dà da pensare e che certe attività considerate “bollite” hanno ripreso vigore solo cambiando il “mannaggiamento”… penso alla cantieristica navale di lusso italiana finita in mano ai cinesi e tornata in attivo senza toccare nulla: niente licenziamenti, niente risparmi sui materiali ma, semplicemente, i cinesi sanno vendere al prezzo che dicono loro e ai vecchi proprietari “JERODERQ” (che si legge “je rode er Q” come diceva un mio vecchio amico per sfottere i rosiconi da tastiera)
Spero solo che un domani nessuno rimpianga questi anni ’20 perchè allora vorrebbe dire che saranno proprio nella cacca…