Albania pretesto per le toghe rosse: in quaranta giorni già liberato il 90 per cento dei clandestini
Continua la battaglia tra toghe e governo. La questione albanese è diventata il capro espiatorio di una sinistra che sembra sempre più utilizzare i migranti come cavallo di battaglia contro la premier Meloni. In realtà, però, è solo la punta dell’iceberg, o meglio, l’ennesimo pretesto per boicottare le politiche migratorie italiane.
Prima l’attacco sui paesi sicuri con a capo i giudici del Tribunale di Roma, poi il ricorso alla Corte di Giustizia Europea del Tribunale di Bologna: un’odissea scatenata da quelle toghe sempre più politicizzate. Lo scorso agosto è stato infatti aperto un nuovo Cpr a Porto Empedocle in provincia di Agrigento, con lo scopo di contenere il grande flusso di migranti sull’isola siciliana, in attesa dell’apertura dei centri albanesi. Ebbene, in poco più di 30 giorni, dal 15 agosto al 28 settembre scorso, la questura di Agrigento ha deciso per il trattenimento di 74 migranti irregolari, ma i giudici di Palermo della sezione immigrazione del Tribunale hanno invece deliberato che ben 64 trattenimenti erano illegittimi e quindi liberato i clandestini.
È imperativo che la magistratura, soprattutto il Consiglio Superiore della Magistratura, prenda misure immediate e rigorose per indagare su queste pratiche. Bisogna verificare se esiste un complotto coordinato per rovesciare l’ordine democratico attraverso manipolazioni giudiziarie. Le entità che fomentano tali strategie devono essere sottoposte a indagini per complicità in immigrazione clandestina, un crimine che non solo viola le leggi, ma che minaccia la nostra sovranità nazionale.
Vorranno mica il premio di produttività visto che, secondo loro, lavorano tanto e soprattutto bene?