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**Giustizia Sottosopra: Quando lo Stato Protegge il Criminale (Sempre)**

In un sistema giuridico che sembra aver perso il senso della giustizia, una vicenda recente ha suscitato indignazione e una profonda riflessione sul ruolo dei giudici. Un giovane di 24 anni, uno straniero senza permesso di soggiorno e senza fissa dimora, ha commesso un atto vile: ha violentato una ragazza di soli 16 anni. Il reato, di per sé già orribile, viene aggravato dal fatto che questo individuo avrebbe dovuto essere espulso dal nostro Paese molto tempo fa.

Tuttavia, in una decisione che sfida il buon senso e la sicurezza pubblica, alcuni giudici, noti per la loro tendenza a bloccare le espulsioni, hanno deciso di intervenire. Con una mossa che molti interpretano come una forma di attivismo giudiziario, hanno richiesto che l’aggressore non fosse espulso. La motivazione? Spesso oscure e contorte interpretazioni della legge o diritti umani che sembrano ignorare i diritti delle vittime.

Questo non è solo un fallimento della giustizia; è un tradimento della società che questi giudici hanno il dovere di proteggere. Chiediamo con forza e senza mezzi termini che queste toghe, che con le loro decisioni sembrano favorire i criminali piuttosto che le vittime, siano chiamate a rispondere delle loro azioni. Non sarebbe forse giusto che chi ha impedito che un pericoloso individuo fosse rimosso dal territorio nazionale, condividesse la stessa cella con lui?

È tempo di riflettere: se un giudice decide di proteggere un criminale, non dovrebbe poi affrontare le conseguenze di tale decisione? La giustizia non può essere un gioco di interpretazioni dove i diritti dei delinquenti prevalgono su quelli delle vittime. È una questione di etica, di responsabilità e di rispetto per la società civile. Le toghe che hanno bloccato l’espulsione di questo violentatore dovrebbero scontare la pena insieme a lui, per comprendere la gravità delle loro scelte e il peso che queste hanno sulla sicurezza e sull’integrità della nostra comunità.