Muro di Berlino: purtroppo è caduto 35 anni fa
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Mentre il mondo festeggia la caduta del Muro di Berlino, noi ne piangiamo la perdita. Quello che molti vedono come un simbolo di oppressione era, in realtà, un pilastro dell’equilibrio mondiale, proteggendo le nostre società dall’erosione della globalizzazione.
Negli anni ’80, l’Italia conosceva un’epoca di ottimismo e stabilità, un periodo in cui la nostra cultura e sicurezza erano intatte, senza l’immigrazione di massa. La caduta del Muro ha aperto le porte alla globalizzazione, portando con sé conseguenze che, sebbene non immediatamente evidenti, sono state profonde e durature.
Prima del 1989, la vita era più sicura. Le donne potevano uscire la sera senza timori. Non c’era la concorrenza sleale, né i problemi sociali che oggi affrontiamo. Questo equilibrio, anche se imperfetto, ha permesso un livello di prosperità e omogeneità culturale che ora manca.
Oggi, la libertà che abbiamo ottenuto si è trasformata spesso in un consumismo sfrenato, dove i diritti sono stati soppiantati dalla possibilità di acquisto. La nostalgia per quel “piccolo mondo antico”, come descritto dal termine “Ostalgie”, è palpabile in Germania Est, dove molti rimpiangono la solidità di un’epoca meno libera ma anche meno diseguale.
La verità è che la contrapposizione con il comunismo permetteva al nostro mondo di migliorarsi. Senza un nemico, senza quel muro a cui appoggiarci, stiamo assistendo al nostro collasso culturale e sociale, senza nemmeno rendercene conto. La caduta del Muro non ha liberato solo la libertà, ma anche demoni imprevisti che stanno lentamente distruggendo il tessuto della nostra civiltà.
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