Padre e figlio africani sbarcano a Lampedusa e chiedono asilo: “Siamo spacciatori”
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Una Storia Come Tante, Anzi Tantissime
👉 Padre e figlio tunisini, di 55 e 22 anni, sbarcano a Lampedusa nell’estate 2020.
👉 Da quel momento, iniziano a collezionare una serie di reati: resistenza a pubblico ufficiale, ricettazione, spaccio e lesioni personali.
👉 Hanno pure l’ardire di presentare ben due domande di richiesta di protezione internazionale, entrambe rigettate.
👉 Dopo il decreto di espulsione, sono stati prelevati da Bologna per il rimpatrio a Fiumicino.
👉 Durante il trasferimento, i due tunisini hanno sfondato uno dei finestrini dell’auto della polizia, per poi lanciare una bottiglia di acqua verso una poliziotta.
👉 Ora però sono tornati in Tunisia.
https://twitter.com/fratotolo2/status/1857045636039770294
Questa storia, purtroppo, non è un caso isolato. Padre e figlio, rispettivamente di 55 e 22 anni, sono sbarcati a Lampedusa nell’estate del 2020. Da quel momento, hanno iniziato a collezionare una serie di reati, tra cui resistenza a pubblico ufficiale, ricettazione, spaccio e lesioni personali. Nonostante le loro attività criminali, hanno avuto l’ardire di presentare ben due domande di richiesta di protezione internazionale, entrambe rigettate.
Dopo il decreto di espulsione, sono stati prelevati da Bologna per il rimpatrio a Fiumicino. Durante il trasferimento, i due tunisini hanno sfondato uno dei finestrini dell’auto della polizia, per poi lanciare una bottiglia di acqua verso una poliziotta. Ora, finalmente, sono tornati in Tunisia.
Questa vicenda mette in luce le falle nel sistema di gestione dell’immigrazione e la necessità di riforme urgenti per garantire la sicurezza dei cittadini e il rispetto delle leggi. È inaccettabile che individui con un simile curriculum criminale possano continuare a sfruttare le risorse del nostro paese senza conseguenze adeguate.
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