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**La Minaccia Interna: Il ‘Tradimento’ di D. Abed Khalife**

In realtà non ha tradito, è rimasto fedele al suo sangue. L’unica cosa che conta.

Abbiamo raggiunto un punto di non ritorno nella corsa folle verso una società multiculturale senza limiti o precauzioni. La notizia che ha sconvolto il Regno Unito, e che dovrebbe scuotere anche noi, riguarda Daniel Abed Khalife, un soldato di seconda generazione nato in Inghilterra da genitori islamici, dichiarato colpevole di spionaggio a favore dell’Iran.

Questo ormai ex Soldato britannico di seconda generazione, nato in Inghilterra da madre iraniana, D. Abed Khalife (tipico cognome inglese eh??), è stato dichiarato colpevole di spionaggio, dava informazioni all'Iran.

Ecco dove finisce l’irrealizzabile società multiculturale.… pic.twitter.com/B9Pjrm84Yx

— Francesco 🇮🇹 (@SaP011) November 28, 2024

Questa non è solo una storia di tradimento; è il campanello d’allarme che suona per tutti noi, un monito che l’integrazione non è reale e anche quando ostentata non è sinonimo di fedeltà alla cosiddetta patria adottiva. Un uomo che ha giurato di proteggere il suo paese si è rivelato un agente doppiogiochista, passando informazioni sensibili a una nazione che è spesso vista come una minaccia per l’Occidente. Ecco dove ci porta l’illusione di una società multiculturale irrealizzabile: direttamente alla porta di casa nostra, con la chiave in mano per aprirla ai nostri nemici.

Khalife non è un’anomalia; è il sintomo di un problema più vasto. Immaginate solo per un momento: se uno come lui riesce a penetrare le file dell’esercito britannico, quanti altri potenziali traditori potrebbero essere già infiltrati tra noi? In polizia, nei servizi segreti, nelle nostre comunità, pronti a colpire quando meno ce lo aspettiamo. A schierarsi coi rivoltosi del Corvetto armi in pugno, invece di caricarli.

E se il Regno Unito si trovasse in guerra, magari proprio contro l’Iran, cosa succederebbe? E se l’Italia si trovasse in guerra con uno dei tanti paesi islamici, tipo il Marocco? Ci si può davvero aspettare che questi individui, con legami culturali e religiosi così profondi con i loro paesi di origine, combatterebbero contro chi considerano i loro “fratelli musulmani”? La risposta è inquietante: è vero il contrario, combatterebbero contro di noi.

I barbari sono già qui. E hanno la divisa.

La cittadinanza agli immigrati, specialmente quando viene concessa con troppa facilità, rischia di diventare una porta aperta alla sovversione. È tempo di riconoscere che coloro che vivono tra noi sono pronti a difendere i nostri valori, la nostra sicurezza, e la nostra nazione. Perché è nostra e non loro. Le istituzioni devono agire con prudenza: controlli rigorosi, monitoraggio continuo e una rivalutazione critica di chi e come viene integrato nelle strutture vitali della nostra società. Come si fa? Ius sanguinis.

Il caso Khalife è un monito: la nostra sicurezza nazionale e la nostra identità culturale sono in gioco quando si permette a chiunque di entrare e assumere ruoli chiave senza una reale e profonda verifica della loro lealtà. Non possiamo più permetterci di essere ingenui o politicamente corretti. La sicurezza non può essere sacrificata sull’altare del multiculturalismo.