Magistrati liberano stupratore di bambine italiane: “E’ minore va perdonato”, e lui ricomincia
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Emergenza baby gang multietniche
Trieste, attestati due membri della banda che picchiarono a sangue e rapinarono tre ragazzi: entrambi nati a Trieste, sono l’algerino Tarek Benkhelifa e il serbo Mattia Antic, entrambi di 19 anni.
“I due arrestati hanno alle spalle altri… pic.twitter.com/RK5XUA8GMo
— Francesca Totolo (@fratotolo2) November 29, 2024
**La Vera Emergenza: Immigrazione e Magistrati Complici**
L’Italia sta affrontando una crisi senza precedenti, non solo di ordine pubblico, ma di giustizia e sicurezza. Le nostre città sono diventate il campo di battaglia per le baby gang multietniche, un fenomeno che non possiamo più ignorare. L’ultimo episodio a Trieste, dove due giovani, Tarek Benkhelifa e Mattia Antic, entrambi di 19 anni, sono stati arrestati per aver brutalmente picchiato e rapinato tre ragazzi, è solo l’ennesimo esempio di una situazione fuori controllo.
Quello che fa veramente ribollire il sangue è il background di questi individui. Non sono neofiti del crimine: hanno precedenti penali che includono rapine e violenze. Eppure, nonostante questo, hanno beneficiato di quello che sembra essere un sistema di giustizia più che indulgente. Il “perdono giudiziale” ricevuto da entrambi – Antic per furto aggravato e Benkhelifa per violenza sessuale su una minorenne – è un insulto alla giustizia e alla società che dovrebbero proteggere.
Parliamo di un sistema che non solo fallisce nel prevenire il crimine ma sembra incoraggiarlo. L’immigrazione regolare, accompagnata da politiche di ricongiungimento familiare, ha creato una situazione dove le nostre città stanno diventando il teatro di violenze crescenti, dove bande di giovani, spesso di origine straniera, agiscono impunemente.
Ma la colpa non è solo dell’immigrazione incontrollata. È dei magistrati che, con il loro buonismo distorto, decidono di graziare chi commette crimini orribili solo perché stranieri. Questo non è giustizia. Questo è tradimento. Tradimento della sicurezza dei nostri cittadini, della nostra dignità come nazione, e del concetto stesso di legge e ordine.
Come può una società funzionare quando chi dovrebbe proteggere i più deboli permette che gli stupratori, i rapinatori, i violenti, siano liberi di continuare il loro operato? Questo non è il segno di una società compassionevole; è l’evidenza di una società che sta perdendo la sua anima, il suo senso di giustizia.
Gli italiani non possono più essere trattati come cittadini di seconda classe nella loro stessa nazione. Non possiamo più accettare che gli immigrati, beneficiando del ricongiungimento familiare, importino problemi sociali e criminalità, mentre i nostri figli vivono nella paura. È tempo di riconoscere che il nostro sistema di giustizia e le nostre politiche di immigrazione non stanno funzionando.
Chiediamo a gran voce un cambiamento. Un cambiamento radicale nelle politiche di immigrazione, una revisione severa dei criteri per i ricongiungimenti familiari, e soprattutto, una giustizia che non faccia sconti, che non si inchini al politicamente corretto, ma che serva la verità, la giustizia e la sicurezza dei cittadini italiani. La nostra pazienza è finita, la nostra indignazione è palpabile, e la nostra richiesta è chiara: giustizia per tutti, senza eccezioni basate su nazionalità o origini.
i ricongiungimenti famigliari non devono esistere. Chi viene in Italia per lavorare, dovrebbe avere un contratto, al massimo di 5 anni, e poi lasciare il Paese. Lo abbiamo subito noi, italiani, quando andavamo in Belgio a scavare nelle miniere. Non vedo il motivo per cui non si possa adottare lo stesso criterio verso gli stranieri che vengono a lavorare