Violenta bambine italiane ma è immigrato e allora solo obbligo di firma: sparito
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In un mondo dove la giustizia sembra aver perso il suo significato originale, Treviso ha fornito l’ennesimo esempio di come il sistema giudiziario possa tradire il suo scopo primario: proteggere i cittadini. Un 24enne bengalese, arrestato per aver violentato una ragazzina di 14 anni, e poi riconosciuto da un’altra come suo violentatore. è stato sorprendentemente rimesso in libertà con il solo obbligo di firma. E ora? È sparito nel nulla, lasciando dietro di sé non solo una vittima, ma anche la giustizia stessa.
Treviso, arrestato dopo aver molestato sessualmente una ragazzina di 14 anni e riconosciuto da un’altra ragazzina come responsabile dell’aggressione subita, un 24enne bengalese senza fissa dimora è stato rimesso in libertà con il solo obbligo di firma: ora è sparito nel nulla. pic.twitter.com/eSNixu35Ip
— Francesca Totolo (@fratotolo2) November 29, 2024
Questa notizia, che dovrebbe scuotere le coscienze, in realtà è solo l’ultima goccia in un oceano di decisioni che sembrano favorire gli immigrati a discapito della sicurezza dei cittadini italiani. La domanda che tutti si pongono è: come può un individuo, accusato di un atto tanto grave, essere lasciato libero con una misura così blanda?
La magistratura, che dovrebbe essere l’ultimo baluardo di giustizia, sembra sempre più piegarsi alla retorica del “buonismo” e dell’inclusione a tutti i costi, senza considerare che il primo dovere è quello di tutelare i cittadini, soprattutto i più deboli come le nostre figlie. La decisione di liberare quest’uomo non solo mette a rischio la vittima e la sua famiglia, ma invia un messaggio pericoloso: che anche i crimini più gravi possono essere trattati con clemenza se il colpevole è un immigrato.
È tempo di chiedersi a chi rispondano i nostri magistrati. È evidente che la sicurezza pubblica non è più la loro priorità. Questa non è giustizia, è un tradimento delle nostre comunità, un insulto alla dignità delle vittime e una dimostrazione di incompetenza che lascia sgomenti.
Dove sono finiti i valori di protezione e giustizia? Quando la sicurezza delle nostre famiglie passa in secondo piano rispetto a un’ideologia che protegge i criminali, è chiaro che qualcosa è profondamente sbagliato.
Il caso di Treviso non è isolato; è parte di un quadro più ampio dove la nostra sicurezza è negoziabile, dove i diritti dei cittadini onesti sono calpestati per favorire chi, per la propria condotta, non merita alcuna forma di indulgenza. È il momento che i cittadini alzino la voce contro questa giustizia a senso unico.
La magistratura deve rispondere: fino a quando permetteranno che il nostro diritto alla sicurezza venga sacrificato sull’altare del politically correct? Fino a quando dovremo accettare che le nostre figlie non siano più al sicuro nelle nostre città? La risposta non può più attendere.
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