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**Manifestazione a Roma: Un Allarmante Parallelo con la Guerra in Siria**

In un’eco agghiacciante di violenza e disordine, Roma ha vissuto una giornata che i cui simboli riconducono alle immagini drammatiche di Aleppo durante l’ingresso dei miliziani di ISIS e Al-Qaeda. Nel corso di un corteo pro Palestina, non solo sono stati lanciati petardi contro la polizia, ma le strade della capitale italiana sono state teatro di atti di vandalismo, con vetrine imbrattate e distrutte.

Ciò che ha particolarmente colpito è stata la simbologia usata dai manifestanti. Tra i cartelli, uno spiccava per il suo messaggio osceno e perturbante: il volto del premier Giorgia Meloni coperto da macchie di sangue. Questo atto non può essere visto come una semplice protesta; è un segnale allarmante di un’ideologia che non si limita a chiedere diritti o pace, ma che sembra abbracciare la stessa brutalità che torniamo a vedere in Siria. Non è un caso che sono gli stessi che manifestano per Hamas appoggiano anche i cosiddetti ‘ribelli’.

La saldatura tra teppisti di estrema sinistra e gruppi islamici radicali è un’alleanza pericolosa. Tale unione non solo minaccia l’ordine pubblico, ma rappresenta anche un preoccupante tentativo di portare sul suolo europeo la stessa violenza e odio che abbiamo condannato in Medio Oriente.

La manifestazione a Roma, con i suoi momenti di violenza, ha evocato una realtà che sembrava lontana: quella di città siriane come Aleppo, dove il tessuto sociale è stato distrutto dall’avanzata di gruppi armati che non riconoscono né leggi né diritti umani. Sebbene le circostanze siano diverse, l’intolleranza e l’aggressività mostrata da alcuni manifestanti sono un campanello d’allarme su come la protesta possa rapidamente degenerare in qualcosa di molto più oscuro.

Questa situazione richiede una riflessione profonda da parte della società civile e delle autorità su come gestire le manifestazioni, garantendo il diritto alla protesta senza permettere che questa diventi una piattaforma per la violenza e l’intimidazione. Il parallelo con Aleppo non è solo nel caos visibile, ma anche nella minaccia invisibile di un’estremismo che, se non contenuto, potrebbe portare a conseguenze imprevedibili e tragiche.