Tavares, 100 milioni di buonuscita per avere distrutto la FIAT (Stellantis)
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In un mondo dove la disuguaglianza economica raggiunge livelli grotteschi, la notizia che Carlos Tavares, CEO di Stellantis, si dimetta con una buonuscita di 100 milioni di euro è il simbolo di un sistema capitalistico che ha perso ogni senso di giustizia o equità. Quest’uomo, che ha già intascato 36 milioni di euro all’anno durante il suo mandato, ora se ne va con una “liquidazione” che farebbe impallidire anche i più ricchi capitalisti del passato.
Ma cosa ha lasciato dietro di sé Tavares? Un’azienda con previsioni di flop, promesse non mantenute, e un tonfo in borsa che ha fatto tremare gli azionisti. Il suo operato, o meglio, i suoi disastri, sono sotto gli occhi di tutti: tagli al personale, chiusure di fabbriche, e una gestione aziendale che ha favorito solo i vertici. Eppure, mentre gli operai combattono ogni giorno per far quadrare i conti a fine mese, Tavares se ne va con una cifra che probabilmente rappresenta il guadagno di una vita per molti di loro.
Questa situazione non è un caso isolato. È il sintomo di una malattia sistemica che affligge molte grandi aziende: la sproporzione tra i compensi dei manager e quelli dei lavoratori. Negli ultimi anni, abbiamo visto un divario crescente dove i top manager guadagnano centinaia, se non migliaia, di volte di più dei loro dipendenti. Questa disparità non solo è moralmente inaccettabile, ma anche economicamente insostenibile.
Gli azionisti, che dovrebbero essere i più interessati al benessere dell’azienda, tacciono. Perché? Forse perché per molti di loro, il successo si misura solo in termini di profitti immediati e non della salute a lungo termine dell’azienda o della società nel suo complesso. E mentre i manager si arricchiscono, le aziende spesso trascurano l’investimento in innovazione, sviluppo sostenibile, e benessere dei lavoratori.
La responsabilità non può essere solo di Tavares o di un singolo manager. È un problema culturale e strutturale: un tempo Ford si occupava direttamente della sua azienda, non delegava.
Gli azionisti devono svegliarsi dal loro torpore e pretendere non solo profitti, ma anche etica, equità e responsabilità. Le leggi e le regolamentazioni devono essere riviste per imporre limiti ai compensi esorbitanti e per incentivare una distribuzione più equa delle risorse aziendali.
È ora che si dica basta a questa vergognosa sproporzione. Non possiamo più accettare che chi guida un’azienda verso il disastro economico o sociale venga premiato con somme che la maggior parte delle persone non vedrà mai in tutta la loro vita. È tempo di un’azione di responsabilità, non solo per casi come quello di Tavares, ma per tutti quei manager che, con la loro avidità, minano il futuro delle aziende e delle comunità delle quali fanno parte.
Da mezzo secolo almeno le s.p.a. sono diventate una presa in giro: Henry Ford e quelli come lui guadagnavao SETTE volte quello che prendeva l’ultimo dei fattorini, oggi il rapporto è più alto centinaia di volte e senti dire che i dipendenti sono dei paraculi perchè vorrebbero anche essere pagati.
Questi super dirigenti galattici e fantozziani sono solo dei pagliacci: dopo Olivetti e Del Vecchio in Italia era rimasto solo Marchionne, tutti gli altri avevano capito male e invece di fare crescere le aziende le distruggono, come quel gondone di alejandro de tomaso, il porco de benedetti e monte zemolo (scritti minuscolo perchè fanno schifo)… tavares è uno dei tanti, anzi dei troppi, che iniziano il rapporto chiedendo non cosa ci sia da fare ma “quanto mi date?” e ghosn era un degno erede ma è l’unico finito in galera perchè in Giappone non scherza con certe cose…