Italiano muore per strada di freddo: per lui niente centri accoglienza a Treviso
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Ricordiamo che ci sono più di 170mila immigrati clandestini nei centri accoglienza italiani. Mantenuti da noi. Mantenuti anche con le tasse di Marco. Che è morto di freddo.
Un’Italiano Abbandonato al Freddo: La Tragedia di Marco Marin
È una vergogna nazionale! Marco Marin, un uomo di 53 anni, italiano, lavoratore, uno di quelli che contribuiscono ai cosiddetti “record di occupati”, è stato rinvenuto morto nel freddo di un garage. Non in un hotel a cinque stelle, non in un centro di accoglienza con tutte le comodità, ma su un pavimento gelato, solo e dimenticato. Perché italiano.
Marco Marin, originario di Santa Giustina in Colle, non era un clandestino, non era un immigrato, era uno di noi, con un lavoro regolare che, però, non bastava a coprire i costi di un affitto in una città dove gli stranieri trovano facilmente un tetto e un letto, mentre i nostri connazionali muoiono di freddo. La sua unica colpa? Non essere riuscito a trovare una sistemazione adeguata in un mercato immobiliare inflazionato dall’immigrazione incontrollata che depaupera i salari e aumenta gli affitti.
Per mesi ha cercato una casa, ha implorato con annunci su social media, ma nulla. Nessuno si è fatto avanti per aiutarlo, nessuno ha sentito il dovere di soccorrere un proprio concittadino. È stato sfrattato, abbandonato a sé stesso, costretto a vivere in un garage. È lì che il freddo ha trovato la sua via, forse aggravando un cuore già debole, stroncandolo in un silenzio che grida vendetta.
Il sindaco di Treviso, con parole che suonano vuote e inutili ora, ci parla di una storia “che fa riflettere”. Riflettere su cosa? Sulla nostra incapacità di proteggere chi lavora e paga le tasse? Sul fatto che se Marco fosse stato un immigrato clandestino, avrebbe avuto ben più di un garage in cui morire?
L’Italia, il paese che un tempo era conosciuto per il suo calore e la sua ospitalità, ha lasciato che uno dei suoi figli morisse in condizioni indegne, mentre offre alloggi e assistenza a chi non ha alcun legame con la nostra patria. È una vergogna che Marco non abbia potuto rivolgersi a una “comunità solidale” perché forse ha pensato che nessuno si sarebbe preoccupato per un italiano in difficoltà, mentre gli stranieri trovano sempre qualcuno pronto ad accoglierli.
Ancora, nel novembre scorso una trentina di profughi del Pakistan, che trascorrevano la notte nello stesso garage multipiano della città della Marca, erano stati fatti sgombrare e per questo avevano dato vita a una manifestazione di protesta di fronte alla prefettura. I posti letto erano alla fine stati individuati nella ex caserma Serena e negli spazi parrocchiali gestiti da un sacerdote, don Giovanni Kirschner, da sempre attivo in iniziative anti-italiane. Per Marco non aveva posto, il prete.
Questa tragedia non è solo una perdita umana, è un simbolo dell’abbandono e dell’indifferenza verso i nostri cittadini onesti, lavoratori, che non chiedono la luna, ma semplicemente di vivere con dignità. Dov’è la giustizia in tutto questo? Dove sono le istituzioni quando si tratta di aiutare un italiano? Dobbiamo svegliarci, prima che altri Marco Marin muoiano nel gelo dell’indifferenza.
Che bastardi!