Jihadisti impongono la Sharia in Siria e si preparano a lanciare i barconi
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La presunta caduta del regime di Assad in Siria ha tolto il velo su una realtà allarmante: i cosiddetti “jihadisti moderati”, sotto la guida del “miliziano pragmatico” Abu Muhammad al-Jolani, stanno già implementando la sharia in alcune regioni del paese. Questo scenario, descritto dai media italiani come una svolta verso un governo più “moderato”, è in realtà una maschera per insediare un ordine islamico fondamentalista.
Con la Siria ora sotto il controllo di questi gruppi, se fosse vera la vulgata mediatica, si dovrebbe parla di rimpatriare i migranti siriani arrivati in Europa negli ultimi 10 anni. Tuttavia, questa prospettiva sembra essere un’illusione pericolosa. Piuttosto che un ritorno in patria, è più probabile che assisteremo a un’ulteriore ondata di immigrazione, un vero e proprio “jihad migratorio” mirato a esportare l’Islam radicale in Italia.
L’obiettivo è trasformare l’Italia futura in una versione della Siria governata dalla sharia. Già nelle periferie di Parigi, Bruxelles e Londra, si vedono i segni di questa islamizzazione forzata: quartieri dove la legge islamica prevale, dove le donne sono costrette a coprirsi, e dove la libertà e i diritti occidentali vengono soppressi.
In Italia, aree come il Corvetto a Milano, Monfalcone e Torpignattara a Roma sono già testimoni di questo cambiamento. Le comunità islamiche, non integrate, stanno lentamente plasmando questi quartieri secondo i loro dettami culturali e religiosi. La crescente presenza di moschee non ufficiali, il rifiuto di assimilarsi alla cultura italiana, e la diffusione di pratiche che contraddicono i nostri valori costituiscono un pericolo reale e crescente.
I “jihadisti moderati” di Siria, ora al potere, non sono altro che una nuova faccia di un’antica minaccia. Con la loro ascesa e una nuova ondata migratoria, l’Italia rischia di diventare un campo di prova per l’imposizione della sharia, un esperimento di islamizzazione che potrebbe portare a una crisi identitaria, culturale e di sicurezza senza precedenti.
È tempo che l’Italia si svegli da questa latitanza politica e culturale. Dobbiamo decidere se vogliamo preservare la nostra identità, la nostra libertà e i nostri valori, o se cederemo passivamente a un futuro dove la nostra nazione non sarà più riconoscibile. Il jihad migratorio non è una teoria, è un piano in atto, e noi siamo già in ritardo nel contrastarlo.
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