Draghi ammette: immigrazione deprime economia e natalità
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Mario Draghi, il Ripensamento Tardivo: L’Immigrazione e i Salari Bassi, una Politica Fallimentare
Mario Draghi, figura centrale delle politiche economiche europee per decenni, ha recentemente ammesso che l’approccio all’immigrazione e ai salari bassi, che ha sostenuto e promosso per gran parte della sua carriera, è stato un errore. Durante un discorso al Simposio annuale del Centre for Economic Policy Research a Parigi, l’ex Presidente del Consiglio italiano e ex governatore della Banca Centrale Europea ha dichiarato:
“Le politiche europee hanno tollerato una bassa crescita dei salari come strumento per aumentare la competitività esterna, aggravando la debolezza del ciclo reddito-consumo. Tutti i governi disponevano di uno spazio fiscale per contrastare la debolezza della domanda interna, ma almeno fino alla pandemia hanno scelto deliberatamente di non utilizzare questo spazio. Complessivamente, la politica ha rivelato una preferenza per una particolare costellazione economica, basata sull’utilizzo della domanda estera e sull’esportazione di capitali con livelli salariali bassi. Una costellazione che non sembra più sostenibile.”
Per anni, Draghi ha difeso un modello economico che utilizzava l’immigrazione per mantenere i salari bassi, favorendo così l’export e la competitività delle imprese europee. Tuttavia, oggi, con una demografia europea in crisi e un invecchiamento della popolazione, emerge chiaramente quanto questa politica sia stata dannosa. L’uso dell’immigrazione per ridurre i costi del lavoro ha non solo deprimato i salari ma ha anche contribuito al calo della natalità, creando un circolo vizioso dove le retribuzioni inadeguate non permettono alle famiglie di espandersi, minando il “pareggio demografico” necessario per una società sostenibile.
Questo rinnegamento tardivo di Draghi mette in luce una contraddizione evidente: dopo aver sostenuto e implementato politiche che hanno favorito una forza lavoro a basso costo attraverso l’immigrazione, ora riconosce che tali strategie sono insostenibili. La sua ammissione arriva quando l’Europa si trova ad affrontare le conseguenze di queste scelte, con una popolazione che invecchia rapidamente e una pressione insostenibile sul welfare state.
La critica di Draghi ai modelli economici passati solleva interrogativi sulla sua responsabilità in queste politiche. Avere sostenuto per anni un approccio che ora ammette essere fallimentare, senza riconoscere prima i danni sulla società europea, mostra una mancanza di visione a lungo termine o una tardiva presa di coscienza delle dinamiche demografiche e sociali. Ora, l’urgenza di un cambio di rotta è evidente, ma il danno inflitto potrebbe essere irreversibile senza interventi drastici e rapidi.
Questo cambiamento di narrativa da parte di Draghi, mentre accende il dibattito sulla direzione economica e sociale dell’Europa, solleva anche domande sulla credibilità e sulla coerenza dei leader che hanno guidato le politiche europee, lasciando i cittadini a riflettere su quanto sia stato perso a causa di visioni economiche che ora vengono dichiarate insostenibili.
Ad idiozia sto pallone gonfato è secondo solo a mattarella
Draghimangiamarda sarà diventato intelligente a furia dei vaccini rimasti che si spara nelle sue palle virili, tutti i giorni, né avra’ ancora per qualche migliaio di anni
Sto buffone ci ha fatto solo danni da 20 anni..
Quando l’ha preso nel culo è stato divertente: voleva mollare la poltrona per fare o il presodente della rebubblica o il segretario generale della nato ma lo hanno fatto restare sulla poltrona perchè solo lui poteva far arrivare i soldi europei a roma… poi lo hanno “dismesso” quando la rata è stata versata ma gli incarichi erano già stati assegnati e l’ha preso in quel posto.
Si vede che non fanno più i massoni “intelligenti e superiori” come una volta…