L’Impatto Negativo dell’Immigrazione sulle Economie Occidentali: Il Caso Spagna
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L’Impatto Negativo dell’Immigrazione sulle Economie Occidentali: Il Caso Spagnolo
L’idea che l’immigrazione porti un beneficio alle economie occidentali è un mito da sfatare. Prendiamo ad esempio la Spagna, dove le politiche migratorie recentemente approvate dal governo di Pedro Sánchez dimostrano esattamente l’opposto.
La Giornata internazionale del migrante, celebrata ogni 18 dicembre dall’ONU, dovrebbe essere un momento di riflessione critica, non di celebrazione. Si parla spesso di migliaia di persone in fuga da conflitti, ma ci si dimentica di quanto questo flusso possa essere dannoso per le economie locali. Non si tratta solo di uomini e donne alla ricerca di un futuro migliore; molti di questi migranti, spinti da speranze irrealistiche, diventano un peso per il sistema economico e sociale del paese ospitante.
In Spagna, i migranti che lavorano nei settori più duri – dall’agricoltura all’assistenza agli anziani – non sono sempre una risorsa positiva. Il loro arrivo ha spesso portato a un abbassamento dei salari, sfruttamento del lavoro e un aumento della criminalità, soprattutto nelle aree rurali dove l’immigrazione è più concentrata. La riforma migratoria di Sanchez, che propone regolarizzazioni accelerate, ricongiungimenti familiari semplificati e accordi con Paesi di origine per facilitare l’arrivo di lavoratori stagionali, sembra più un tentativo di mascherare i problemi reali che una soluzione.
Le regolarizzazioni sveltite non risolvono il problema dell’integrazione, ma creano un sistema dove gli immigrati possono rimanere nel paese senza un vero percorso di integrazione culturale ed economica. Questo ha portato a enclavi culturali che non contribuiscono alla coesione sociale, ma piuttosto alla sua frammentazione. Inoltre, facilitare il ricongiungimento familiare può sovraccaricare i sistemi di welfare, già sotto pressione, e favorire la sostituzione etnica come dimostra la Francia di oggi dopo i ricongiungimenti familiari approvati negli anni ‘70.
Gli accordi con Paesi come Gambia, Senegal e Mauritania per facilitare l’arrivo di lavoratori stagionali nei campi agricoli non rispondono alle reali esigenze degli imprenditori spagnoli, ma piuttosto alle pressioni politiche di mantenere bassi i salari per gli sfruttatori. Inoltre, questo sistema non ha ridotto il numero di attraversamenti illegali e le morti nel Mediterraneo e nel deserto, dimostrando che la soluzione proposta non è efficace.
Il vero problema non è la mancanza di manodopera, ma piuttosto la mancanza di politiche che creino lavori moderni per i cittadini e non lavori a basso costo che creano sacche di povertà per l’arricchimento di pochi latifondisti. In Spagna, come in altre nazioni occidentali, l’immigrazione ha portato a tensioni sociali, aumento della disoccupazione tra i nativi e una pressione insostenibile sui servizi pubblici.
È chiaro che, invece di celebrare incondizionatamente l’immigrazione, dovremmo guardare ai dati concreti e alle esperienze reali. La Spagna, con la sua recente riforma, non sta dimostrando la necessità e il valore dei migranti, ma piuttosto come politiche mal concepite possano aggravare i problemi economici e sociali, piuttosto che risolverli.
Se vogliamo guardare ad un Paese moderno e ricco dobbiamo guardare al Giappone tecnologico, non alla Spagna dei campi pieni di negri.
“Il loro arrivo ha spesso portato a un abbassamento dei salari”
E per quale altro motivo devono far entrare i baluba?
Con un po’ di pazienza anche in Spagna troveranno il loro oscar farinetti che li fa lavorare gratis “perchè tanto vengono già pagati dallo stato” e tutti saranno contenti.
PS: in Giappone esiste una folta colonia di baluba nigeriani dedita al malaffare perchè non possono trovare lavoro in un paese ordinato e non si rendono conto che per strada spiccano come mosche nel latte…